Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 14 Agosto 2017
Orsa KJ2, l’abbattimento «politico»
e il mistero dei cuccioli abbandonati
Il Wwf ha dichiarato di voler andare a fondo della vicenda. I cuccioli probabilmente sono stati abbandonati al loro destino.
«Valuteremo tutte le possibilità per andare in fondo a questa vicenda e mettere in luce le responsabilità. Noi siamo per la collaborazione con gli enti locali, ma non se l’ente in questione si sveglia la mattina e decide di uccidere l’animale, tirando per la giacchetta le norme previste dal Piano di Azione». Così all’Adnkronos Marco Galaverni, responsabile Specie e Habitat del Wwf, confermando la volontà dell’associazione di passare alle vie legali dopo l’uccisione dell’orsa KJ2, avvenuta la sera del 12 agosto scorso nella zona del Bondone, la montagna che sovrasta la città di Trento, in quanto ritenuta “pericolosa”.
Il riferimento è al Piano di Azione interregionale per la Conservazione dell’Orso Bruno sulle Alpi Centro-orientali (il cosiddetto Pacobace) che prevede, per gli orsi considerati problematici, due misure di intervento: la cattura per captivazione permanente e l’abbattimento. Abbattimento che, in questo caso, è stato eseguito dagli agenti del Corpo forestale della Provincia autonoma. Ma per il Wwf, non era questo uno dei casi in cui ricorrere alla più estrema delle soluzioni. Innanzi tutto, perché la valutazione della pericolosità di un orso dovrebbe tenere presente sia la dinamica dell’evento sia la storia dell’esemplare.
In questo caso, l’esemplare era stato ‘segnalato’ due volte, «ma in entrambi i casi con l’orsa c’erano anche i suoi piccoli, ed erano presenti dei cani che l’animale ha sicuramente avvertito come minaccia per i cuccioli. Presenza dei cuccioli - sottolinea Galaverni - che non è stata documentata, facendo sembrare immotivati gli attacchi dell’orsa. Invece la presenza dei cuccioli è un elemento importante che sposta l’ago della bilancia». Insomma, considerato il comportamento alla luce della presenza dei cuccioli, l’animale doveva “al massimo” essere oggetto di captivazione se non solo di monitoraggio. «L’uccisione è una scelta drastica e fuori luogo in questo frangente, una scelta politica più che tecnica. Avevamo già diffidato ufficialmente la Provincia a intraprendere azioni che mettessero a rischio la vita dell’orsa», aggiunge l’esperto del Wwf.
E i cuccioli? Dei piccoli dell’orsa abbattuta ad oggi non si sa niente. «Dagli elementi a nostra disposizione, riteniamo probabile che siano stati abbandonati al proprio destino», sottolinea i responsabile del Wwf, ricordando che i cuccioli di orso, a differenza di altre specie, diventano autosufficienti tardi, staccandosi dalla madre verso i due anni, ed è questo il motivo per cui le orse sono così energiche nella difesa dei propri piccoli. Ad ogni modo, con questa uccisione e con l’incertezza sul futuro di questi cuccioli, si assottiglia la già esigua popolazione di orsi in Italia che conta appena un centinaio di esemplari. Una cinquantina di orsi sono presenti in Trentino (dove negli anni ’90 erano rimasti solo tre esemplari, tutti maschi e quindi destinati all’estinzione, motivo per cui la Provincia stessa propose il piano di ripopolamento utilizzando degli orsi provenienti dalla Slovenia) e altrettanti in Abruzzo, con una sottospecie unica che conta appunta circa 50 esemplari concentrati nel Parco nazionale e aree limitrofe. Stop. Fine degli orsi in Italia. Non così tanti, insomma, da rappresentare una minaccia. Per cercare di fare chiarezza sul tema, e interrogarsi sulla gestione dell’orso in Italia (e soprattutto su cosa non ha funzionato) a settembre il Wwf organizzerà gli Stati Generali dell’Orso, coinvolgendo tutti i portatori d’interesse, dal ministero dell’Ambiente a Comuni, Regioni e Province e, naturalmente, la comunità scientifica.
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