Oriocenter, pienone anche con lo sciopero
I sindacati: «Data voce ai lavoratori»

«Abbiamo deciso di sollevare il problema in modo forte e convinto perché le libertà individuali non devono essere limitate» così esordiscono Mario Colleoni, Alberto Citerio e Maurizio Regazzoni, segretari generali di FILCAMS CGIL, FISASCAT CISL e UILTUCS UIL di Bergamo, nel commentare dati e notizie relative allo sciopero all’Oriocenter.

«È vitale interrogarsi su quali siano le condizioni lavorative dei circa 3000 lavoratori attivi a Orio e dei migliaia di lavoratori del commercio, spesso stagisti, lavoratori a chiamata e precari e troppo spesso con poche tutele reali. Anche per questo abbiamo indetto lo sciopero a cui molti lavoratori hanno aderito a dispetto di alcuni titoli, tesi solo a fare clamore, inneggianti al flop. Nulla di più falso - affermano i tre segretari - la partecipazione è stata ottima per un settore quale è quello del commercio».

Nelle aziende sindacalizzate, tra astensioni (possibili in relazione al non obbligo di lavoro festivo) e adesioni allo sciopero (per chi aveva l’obbligo previsto dal contratto individuale) lo sciopero indetto da FILCAMS, FISASCAT e UILTUCS ha raggiunto una media del 60%(Iper, Apple, H&M, Zara, Autogrill, Mc Donald). Nelle aziende non sindacalizzate e nei piccoli negozi, dove c’è una media di 4 dipendenti e dove il numero di stagisti e precari è elevato, l’adesione fra astensione e sciopero è stata del 25%.

Inoltre, molte sono state le lavoratrici che non hanno scioperato in quanto sole in turno e non se la sono sentita di far multare la propria azienda, mentre alcune aziende avrebbero fatto ricorso al lavoro somministrato, «e questo è indicativo rispetto al successo dello sciopero».

«Ci preme sottolineare – continuano i sindacalisti - che almeno 600 lavoratori senza il nostro sciopero avrebbero dovuto lavorare e questo significa 600 persone che hanno potuto vivere liberamente le festività, in famiglia o con chi hanno ritenuto opportuno. L’augurio è che i clienti che hanno frequentato il centro quel giorno comprendano il sacrificio dei lavoratori che erano operativi durante i festivi.

C’è un tema di natura culturale, etica e sociale relativa all’impatto che le aperture indiscriminate hanno su milioni di lavoratori e famiglie: tentare di aprire una vertenza su questo aspetto ha permesso di imbastire un dialogo con pezzi di mondo politico e di realtà sociali che, ci auguriamo, possa portare nel futuro a scelte meno ideologiche ed a un lavoro più a misura di uomini e donne».

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