Rho, si va verso la conciliazione
Previsto un accordo. Si saprà il 25 marzo

Il ministero dell’Istruzione, università e ricerca si è alla fine costituito parte civile, oltre il termine di 5 giorni dall’udienza previsto dal rito Fornero, che permette di sollevare eccezione o produrre nuovo materiale.

«Spero di esser reintegrato, mi aspetto che vinca il buonsenso». Lo dice il professor Stefano Rho, in Tribunale dopo essere stato licenziato per aver fatto i suoi bisogni in un cespuglio. Arrivato in bicicletta, racconta: «Mi sento preda di un meccanismo, che ha trasformato un aspetto formale in qualcosa di sostanziale, andando veramente fuori misura».

Un commento sui suoi studenti: «Grande sostegno dai ragazzi, mi è stato molto d’aiuto. Le istituzioni? - aggiunge -. Non si è fatto vivo nessuno, direttamente e indirettamente». Un’affermazione che non riguarda però il mondo politico data la vicinanza dei parlamentari bergamaschi che stanno sostenendo il professore.

Il docente quarantatreenne è stato licenziato, come una cinquantina d’altri tra insegnanti di ruolo e precari, per mendacio, ovvero per non aver dichiarato all’atto della presa di servizio a scuola di avere precedenti penali. Nel suo caso legati a una causa chiusa undici anni fa, quando era stato sorpreso dai carabinieri, in Valle Brembana, a fare pipì (a notte fonda ma vicino a un lampione) in un cespuglio ai bordi di una strada deserta. Per il fatto aveva pagato un’ammenda di 200 euro e – non risultando dal casellario giudiziale e non essendo il precedente ostativo all’assunzione – non l’aveva dichiarato nel modulo fornito dalla scuola all’atto della presa di servizio. La vicenda ha sollevato molta attenzione e la solidarietà di colleghi e allievi per la sproporzione fra l’accaduto e le conseguenze professionali e ha riportato sotto i riflettori tutti i casi (un centinaio in Lombardia, la metà a Bergamo), accomunati dalla scarsa rilevanza penale e dal fatto che dal casellario giudiziale rilasciato agli interessati non risultava nulla. Sulla vicenda dei licenziamenti si è espresso ieri il sindacato scuola Snals, che ha già avuto un caso reintegrato, augurandosi una soluzione per tutto il personale coinvolto.

Alle 10.40 Stefano Rho è uscito dal Tribunale di Bergamo: l’Avvocatura di Stato, tramite il Miur, ha previsto una conciliazione. Previsto quindi un accordo tra gli avvocati, il nodo da sciogliere è ovviamente il reintegro del professor, obiettivo da raggiungere. L’udienza è fissata al 25 marzo quando si saprà la decisione presa.

Ripercorrendo la genesi dei licenziamenti, originati da una delibera della sezione regionale della Corte dei Conti, su segnalazione, da parte della dirigente della Ragioneria territoriale dello Stato (ora in pensione) di irregolarità amministrative legate all’autocertificazione, lo Snals nota che il ministro dell’Istruzione Giannini non ha ancora risposto alle interrogazioni parlamentari (due, una a firma Giordano, Sinistra italiana, l’altra dei parlamentari Pd bergamaschi con primo firmatario Antonio Misiani) che hanno sollevato il problema dei licenziamenti (che lo Snals definisce «iniqui») e delle norme connesse.

C’è un precedente specifico rispetto al caso Rho. Ed è già passato al vaglio di un’aula di tribunale, con esito favorevole per il ricorrente, un professore dell’Itis Marconi di Dalmine, Carmelo Nicolosi, 52 anni. Era tra i licenziati per aver taciuto i precedenti penali (per lui un decreto di condanna a 700 euro e un patteggiamento a 172 euro per mancato versamento di alimenti alla ex) al momento dell’assunzione, nonostante il loro casellario giudiziale risultasse pulito. Assistito dall’avvocato Isabella Colombo, Nicolosi non solo ha vinto il ricorso davanti al giudice del lavoro (che l’ha reintegrato con effetto immediato), ma si è visto anche archiviare l’indagine a suo carico (per falso ideologico). Precario, con due figli di 8 e 14 anni a carico, una terza figlia dalla prima consorte, l’attuale moglie malata, il professore del Marconi (insegna Chimica) era stato licenziato il primo dicembre scorso. Dall’inizio di febbraio – dopo la decisione del giudice, prima del genere in Bergamasca – è di nuovo al suo posto.

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