Nuova palestra al Papa Giovanni: fitness, musica e svago per i pazienti psichiatrici

Un nuovo locale per potenziare l’attività ricreativa e sportiva nel Servizio psichiatrico e di diagnosi e cura dell’ospedale cittadino.

Una piccola palestra con attrezzi per il fitness, un grande schermo che trasmette musica e immagini e un tavolo da ping pong. Il nuovo volto del Servizio psichiatrico e di diagnosi e cura del Papa Giovanni XXIII passa anche da un potenziamento delle attività ricreative e sportive durante i ricoveri psichiatrici e più in generale dalla riabilitazione precoce.

«La riabilitazione precoce rientra tra gli approcci più innovativi della moderna psichiatria e consiste nell’introdurre attività di intrattenimento e socializzazione, sport e sedute di psicoterapia già durante il ricovero ospedaliero – spiega Emi Bondi, direttore del Dipartimento di salute mentale del Papa Giovanni XXIII -. Sono attività tradizionalmente eseguite negli ambulatori, nei centri diurni e nelle comunità residenziali e riabilitative, dove i pazienti vengono seguiti dopo il ricovero ospedaliero. Nell’ottica di anticipare sempre di più l’avvio del percorso riabilitativo, abbiamo progressivamente introdotto queste attività anche in reparto, all’interno di un progetto che in questi ultimi anni si è andato via via rafforzando».

Se infatti la musicoterapia, la danza-movimento terapia erano già previsti da tempo, così come il supporto psicologico e la psicoterapia in corsia, Bergamo è oggi il primo ospedale lombardo ad essere dotato di una piccola palestra per l’attività sportiva e di aree ricreative attrezzate e dedicate ai pazienti psichiatrici.

«Queste attività consentono ai pazienti di valorizzare il tempo trascorso in ospedale con attività che li aiutano a socializzare con gli altri degenti e a scaricare tensioni ed aggressività ed a conservare e recuperare le loro abilità cognitive e sociali ed a migliorare cosi il clima relazionale di tutto il reparto – prosegue Emi Bondi -. I pazienti sono sempre più giovani e coinvolgerli in attività che vanno oltre l’assistenza sanitaria è essenziale per il loro benessere psico-fisico e per il loro recupero».

L’intervento si è inserito all’interno dei lavori di ristrutturazione - ancora in corso nell’emipiano di destra al terzo piano della torre 7 - a seguito del tragico evento dell’estate scorsa.

«L’iniziativa promossa dal gruppo giovani del Rotary ha un duplice valore - sottolinea Fabrizio Limonta, direttore socio sanitario del Papa Giovanni XXIII -. Oltre alle finalità cliniche di completamento del percorso di cura dei pazienti ricoverati, costituisce una testimonianza tangibile della sensibilità della comunità nei confronti dei servizi rivolti alla cura delle persone in condizioni di disagio psichico. Per questo desidero davvero ringraziare i ragazzi dell’Interact Bergamo e confermare l’impegno dell’ASST Papa Giovanni XXIII nel promuovere il miglioramento continuo dei servizi psichiatrici ospedalieri e territoriali dedicati alla cura e alla riabilitazione».

A contribuire ad attrezzare gli spazi anche l’Interact Bergamo, il gruppo giovani del Rotary, che ha donato due computer e un televisore, nell’ambito del progetto «Sorridiamo in ospedale» iniziato nel Natale 2019, con la vendita di biscottini da loro confezionati. All’incontro per la consegna dell’attrezzatura erano presenti la presidente Interact Bergamo 2019/2020 Matilde Rinaldi, la presidente 2020/2021 Anna Sanguettola e Aldo Arditi, Coordinatore Commissione Giovani Rotary Bergamo Città Alta. A ricevere la donazione per l’ASST Papa Giovanni XXIII, con Fabrizio Limonta ed Emi Bondi, era presente Emanuele Amato, responsabile del servizio psichiatrico di diagnosi e cura 2.

«Quando siamo partiti – racconta Matilde Rinaldi, presidente Interact 2019/20 – non sapevamo cosa significasse la parola lockdown, non avevamo provato a rimanere all’interno di un’abitazione per giorni e giorni. Ciononostante avevamo deciso come gruppo di volontariato di preoccuparci di chi era meno fortunato di noi e doveva trascorrere il suo tempo all’interno di un reparto dell’Ospedale, senza poter uscire».

La raccolta fondi ottiene subito buoni risultati, ma proprio quando si stava organizzando l’acquisto dei beni da donare, Bergamo e il suo Ospedale vengono travolti dalla pandemia e diventano un simbolo a livello internazionale.

«Ci ha colpito molto sperimentare in prima persona cosa vuol dire non poter vedere gli amici o passare del tempo all’aria aperta svolgendo le più diverse attività – continua Matilde Rinaldi – e abbiamo capito come la scelta di questa donazione fosse giusta. Tra l’altro in quel periodo, ma anche oggi, ci è stato impossibile realizzare attività vere e proprie di volontariato sul campo. Ci siamo comunque dedicati a un progetto per la realizzazione di 300 visiere protettive distribuite ai pediatri di Bergamo e a momenti di condivisione con gli altri ragazzi dell’Interact sia a livello nazionale che internazionale».

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