Muore dopo una vita per la sua azienda
L’ultimo dono: 1,5 milioni ai dipendenti

La storia di Piero Macchi, titolare della Enoplastic di Bodio Lomnago (Varese), morto lo scorso giugno all’età di 87 anni. Nel testamento ha lasciato una donazione da un milione e mezzo di euro per i suoi dipendenti. La lettera della moglie: «Un segno di riconoscenza per tutti voi che siete stati la sua squadra».

È morto lo scorso giugno, a 87 anni, ma prima di andarsene ha disposto nel suo testamento una donazione da un milione di euro al personale della sua azienda, la Enoplastic di Bodio Lomnago, nel Varesotto. Il premio, spartito tra i 280 dipendenti con importi che variano a seconda dell’anzianità e del livello di servizio, è arrivato in una busta a dicembre.

Gli stessi lavoratori hanno reso pubblica la busta, alla quale era allegata anche una lettera in cui la moglie di Macchi, Carla, ricorda il marito e il profondo legame con i suoi dipendenti. La Enoplastic, fondata nel 1957 e oggi leader nel settore di capsule e chiusure per bottiglie di vino, ha quattro filiali in Spagna, Nuova Zelanda, Australia e Stati Uniti.

La lettera della moglie si apre con le parole di Luigi Einaudi, presidente della Repubblica dal 1948 al ’55: «...migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di denaro. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, abbellire le sedi, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritrarre spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente con altri impieghi».

Nella lettera Carla Macchi definisce il marito «un uomo innamorato della sua Azienda che era ed è la sua creatura. Lui aveva ben presente che non tanto le mura e i macchinari, quanto le persone sono l’Azienda. E se le Donne e gli Uomini che ci lavorano amano e credono nel proprio lavoro fanno prosperare l’Azienda e costruiscono il loro futuro» (maiuscole nell’originale, ndr). «Con questo gesto personale – si legge ancora nella lettera – ha voluto ringraziare non il singolo individuo, ma l’intera “squadra” perché solo il collettivo che si muove nella stessa direzione può far prosperare l’azienda e accrescere l’orgoglio di chi opera in essa».

Qui il testo integrale della lettera di Carla Macchi ai dipendenti (formato pdf)

© RIPRODUZIONE RISERVATA