Multe più salate e rimborsi più facili
Trasporto pubblico, ecco cosa cambia

Multe più salate, fino a 200 euro, contro i «furbetti» del bus che viaggiano senza aprire il portafoglio, ma anche rimborsi facili per ritardi e corse cancellate: in città si potrà chiedere indietro il prezzo del biglietto dopo mezz’ora di inutile attesa.

Il governo mette così precisi paletti, cercando di dare una cornice unica al sistema del trasporto pubblico locale. Le novità sono inserite nella bozza del decreto sui servizi pubblici, anticipata da «Il Messaggero». Il provvedimento in circolazione dedica un ampio focus al Trasporto pubblico locale (Tpl), già nei pensieri del ministero guidato da Graziano Delrio. D’altra parte la strada del decreto legislativo, uno degli undici attuativi della delega Madia, consente di accelerare i tempi. Se le misure verranno confermate nel testo definitivo, per il comparto sarà una rivoluzione.

Le novità del piano del governo sul Tpl sono infatti tante, a cominciare dalle tutele per pendolari e quanti si muovono con i mezzi pubblici. Regole a loro difesa esistono, con una disciplina speciale per il trasporto ferroviario mentre per bus, tram e metro sono state già recepite indicazioni arrivate dall’Europa. Ora però si fa di più, norme che oggi sono quantomeno articolate vengono rese stringenti con previsioni secche e tempi abbreviati: «Quando un servizio di Trasporto pubblico locale subisce una cancellazione o un ritardo superiore a sessanta minuti alla partenza dal capolinea o da una fermata, ovvero di trenta minuti in ambito urbano», i passeggeri «hanno diritto al rimborso del prezzo del biglietto», fatti salvi i casi di calamità naturali, scioperi ed emergenze imprevedibili.

Ampio spazio è dedicato al contrasto all’evasione, che nel comparto porta via «400-500 milioni di risorse l’anno», spiega Massimo Roncucci, presidente dell’Asstra, l’associazione che riunisce le aziende del trasporto pubblico locale. D’altra parte in Italia, sottolinea, si registra «un tasso medio di evasione intorno al 20%». Insomma, la logica del cosiddetto «portoghese» sembra diffusa. Così chi non convalida il titolo di viaggio va incontro a una sanzione da definire con legge regionale e, dove la legge manca, la multa «è pari a 60 volte il valore del biglietto ordinario e comunque non superiore a 200 euro». Non solo, a differenza di oggi il biglietto va strisciato a ogni corsa, anche se si è in possesso di un abbonamento. La convalida a bordo innescherebbe un controllo sociale tale da mettere pressione al passeggero che voglia fare il furbo. E ancora, la bozza del provvedimento dà la possibilità di potenziare i check attingendo alle guardie giurate e concedendo lo status di pubblico ufficiale a chi esegue le verifiche.

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