Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 23 Novembre 2017
Morti sul lavoro, dati allarmanti
A Bergamo in 9 mesi sono già 13
In tutto il 2016 erano stati 11. I numeri sono in crescita anche in Lombardia e in Italia.
Prosegue incessante l’aumento degli infortuni mortali sul lavoro in Lombardia e anche a Bergamo. Nella nostra provincia sono già 13 (compreso l’ultimo avvenuto l’8 novembre scorso a Valnegra), rispetto agli 11 che si erano registrati nel 2016. Anche gli ultimi dati Inail, aggiornati al 3° trimestre 2017, confermano un’ulteriore crescita rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Tra gennaio e settembre, gli infortuni sul lavoro (inclusi quelli verificatisi in itinere) sono stati ben 86.614, il 2,1% in più dell’anno scorso (84.820). A livello territoriale, Milano si conferma al primo posto per numero di infortuni (29.060 casi, il 33,6% del totale, con un incremento sul 2016 del 3,8%), seguita da Brescia (11.520, il 13,6% del totale, in calo dello 0,3% sul 2016) e Bergamo (10.413, il 12% del totale, in aumento del 3,2%). Tra gli altri, spicca il +10,9% registrato a Lodi, dove si sono verificati 2.111 incidenti (+208 casi rispetto al 2016).
Pessime notizie anche sul fronte dei casi mortali: tra gennaio e settembre i morti in occasione di lavoro (inclusi quelli in itinere) sono stati 94, 14 in più dell’anno scorso (80). Anche in questo caso, Milano (29 casi, pari al 30,9%), Brescia (16 casi, pari al 17%) e Bergamo (12 casi, pari al 12,8% sono 13 se si considera l’ultimo caso avvenuto l’8 di novembre a Valnegra) sono state le province più colpite. Una situazione che preoccupa Cgil, Cisl e Uil Lombardia, che oggi - nell’ambito delle iniziative nazionali sui temi della salute e sicurezza sul lavoro - hanno riunito a Milano quattrocento rappresentanti dei lavoratori della sicurezza arrivati da tutta la regione, per rilanciare l’esigenza di un’azione di prevenzione efficace, partecipata e diffusa.
Nel documento unitario approvato oggi, Rls lombardi di Cgil, Cisl e Uil, sollecitano un forte impegno sindacale e istituzionale sui temi della salute e sicurezza sul lavoro, nel quadro di un disegno generale e di un’azione coordinata tra livello nazionale e territoriale, che punti a rafforzare il sistema della prevenzione in tutti luoghi di lavoro, a partire dalle piccole e piccolissime aziende. In tal senso è necessario rafforzare il ruolo del Coordinamento ex articolo 7 d.lgs.81/08, come luogo di gestione reale del Piano regionale di Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro e di programmazione delle azioni, con particolare attenzione all’esame degli infortuni, dei quasi infortuni e delle malattie professionali.
A questo fine, rilevati ritardi e inadempienze nell’applicazione del decreto legislativo 81 del 2008, l’assemblea riafferma l’urgenza della completa attuazione della normativa vigente, quale punto di partenza indispensabile perché anche in Italia, come negli altri Paesi Ue, si possa realizzare una strategia nazionale per la salute e sicurezza sul lavoro, con obiettivi, risorse, programmi e sistemi di valutazione di percorso e di risultato definiti. L’assemblea, inoltre, individua nella contrattazione collettiva e aziendale una leva essenziale dell’azione sindacale sulle tematiche riguardanti la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
La formazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti per la sicurezza deve avere uno spazio garantito ed è quindi necessario rivedere il monte ore dei permessi per lo svolgimento del ruolo di Rls e introdurre la possibilità di svolgere assemblee con i lavoratori, con la possibilità di aggregazione degli stessi a livello territoriale. L’assemblea ritiene prioritaria per un’effettiva pratica e sviluppo della prevenzione la presenza in tutte le realtà lavorative dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, regolarmente eletti dai lavoratori o nominati territorialmente, debitamente formati ed informati e costantemente coinvolti nei processi aziendali di miglioramento continuo dei sistemi di gestione della prevenzione. Con Regione Lombardia, Cgil Cisl e Uil hanno fattivamente collaborato per realizzare il Repertorio degli Organismi Paritetici presenti sul territorio, che per essere messi in condizione di operare meglio devono poter disporre dei finanziamenti necessari, attraverso la costituzione del Fondo di sostegno alla rappresentanza e pariteticità.
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