Micheli: «La mia rivoluzione
Sul Sentierone come a Broadway»

Arriva come un ciclone sul Sentierone, tra un appuntamento e l’altro di un’agenda fittissima. Coppola in testa, trench alla moda, Francesco Micheli, bergamaschissimo (è di Sedrina), direttore artistico della stagione lirica del teatro Donizetti, accetta volentieri di fare due passi nel centro piacentiniano, il cuore della città.

«Quando era bambino – racconta Micheli intervistato da Vanessa Santinelli su L’Eco di Bergamo in edicola il 27 marzo –, a Natale venivo a fare la foto davanti alla capannina. È un ricordo indelebile, ne conservo una del ’74. Il Sentierone era Broadway, la via dello struscio d’oro. Per noi bambini della Valle Brembana era come stare sul palcoscenico».

Un palcoscenico oggi un po’ sbiadito. Direttore, come vede il centro dall’«osservatorio privilegiato» del Donizetti?
«Il teatro è un meraviglioso castello, con tanto di fossato e di ponte levatoio, che sta in un dorato isolamento. Quando ci sono gli spettacoli si popola di tanti abitanti che però non vi risiedono stabilmente. La sensazione è quella di uno strabiliante palazzo che vive di feste e magie, però ci sono anche i giorni feriali... Credo che anche il centro soffra questa dicotomia, tra giorni di festa e giorni feriali».

Cosa si può fare perché per il Sentierone sia «sempre festa»?
«Dobbiamo dare un senso nuovo a questa meraviglia che è il centro piacentiniano. Mi guardo attorno e vedo tante saracinesche abbassate, piazza Cavour un po’ sofferente. Il lavoro fatto con la Domus per l’Expo è un ottimo segnale di quello che si vuole fare. È una bella architettura con un potenziale da sfruttare, sarebbe bello ospitarvi una sorta di ridotto in trasferta. Se guardo alla zona nel suo complesso mi sembra che qualche germoglio nuovo ci sia, qualche nuovo locale attraente e trasversale alle diverse fasce generazionali. Vedo qua e là sintomi positivi e una grande voglia di rinascita, ma è necessario fare il più possibile sistema».

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