Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 18 Gennaio 2016
«Ma Bergamo per chi è?
Al calcio è concesso tutto»
Un post Facebook dopo gli incidenti di Atalanta-Inter, per riflettere sul bello e sul brutto di questa città.
«Sabato pomeriggio sono stato a Bergamo con mio figlio, in Borgo Palazzo. L’ho portato perché volevo fagli vedere dei giovani meravigliosi, che danno gioia nel presente e speranza per il futuro». Comincia così la riflessione che Riccardo Sonzogni, un padre di famiglia, ha postato su Facebook. Il meglio e il peggio, tutto in una sola giornata, in poche ore. «Il gruppo “giovani Artigiani”, dell’Associazione Artigiani di Bergamo, ha riqualificato, lavorandoci sodo, gratuitamente e creativamente, uno spazio sfitto. Lo hanno trasformato in ArtiLab… un luogo esteticamente meraviglioso, luogo di esposizione, cultura, sperimantezione con cui intendono coniugare il fare impresa e l’innovazione con la qualità della vita, intrecciandolo con la bellezza dellla città, con il sociale, con l’educativo… mettendo la propria competenza artigiana al servizio della qualità della vita. Scommettendo sul fatto che questo innovi, rigeneri e rilanci la figura dell’artigiano, il suo ruolo sociale, economico e occupazionale. Una meraviglia… una stampante 3d per portare padri e figli a produrre oggetti insieme, scommettendo sul fatto che un oggetto che “ho fatto io con mio papà” se si guasta non lo butto, ma lo riparo. Ovvero l’idea che l’emozione del legame tra persona e oggetto cambi la cultura “usa e getta” a favore dell’ambiente».
IL MEGLIO ED IL PEGGIO NELLO STESSO SABATOSabato pomeriggio sono stato a Bergamo con mio figlio, in Borgo Palazzo. L’ho...
Posted by Riccardo Sonzogni on Lunedì 18 gennaio 2016
«Strumenti di interattività che vengono sperimentati per attività educative per ragazzi autistici. Una estetica basata sul valore della bellezza della semplicità, del valore dei simboli, dell’ambiente… come una meravigliosa parete, fatta da una grata colma di vasi per fare orto o giardino verticale, in cui tutti i vasi sono bottiglie recuperate. C’erano anche i ragazzi del Natta, che stanno studiando e sperimentando le vie (mettendo in connessione diverse città del mondo) in cui la tecnologia può essere strumento di pace e messaggio di pace. C’è una cyclette con una dinamo… se la piazzi in luoghi in cui puoi passare qualche minuto (una vetrina o un panorama, ad esempio) ti fermi, ti godi la visuale e con qualche pedalata ti ricarichi il telefono… C’è ricerca estetica, di valore e di occupazione. Tutto frutto della mente e del lavoro di questi ragazzi. C’è di che commuoversi… andate a visitarlo».
«Il presidente dei Giovani Artigiani, Diego Armellini, è un ragazzo creativo, entusiasta, carismatico, riflessivo e concreto al tempo stesso… la squadra che lo “segue” è fatta dalle eccellenze di oggi, e probabilmente orgoglio dell’economia Bergamasca domani. Giovani proprio belli, sorridenti, costruttivi. Disposti a scommettere, lavorare, innovare nel contesto che gli è stato dato, senza piangersi addosso. Ne sono uscito emozionato, mio figlio sorpreso ed entusiasta. Abbiamo parlato in macchina di quello che abbiamo visto e questa esperienza ha ispirato ad entrambi (dalle diverse prospettive anagrafiche) emozioni e pensieri positivi»
«Poi scopro, che altrove in città, nello stesso momento altri giovani davano sfogo alla faccia peggiore della nostra città. Gli ultras dell’Atalanta devastavano, attaccavano… insomma gli eventi che tutti avete letto sui giornali. Nello stesso pomeriggio ho avuto la sensazione di veder rappresentati il meglio ed il peggio di ciò che i giovani possono essere e rappresentare nella rappresentazione di ciò che è questo guazzabuglio complesso che è la contemporaneità. È banale e qualunquista dirsi da che parte sto, così come, credo, è evidente da che parte stia la maggior parte delle persone quando se ne parla, quando ci si raccontano delle emozioni».
«Ma forse, per qualche ragione che mi è oscura (consenso? Economia? Privilegi?) capire da che parte stanno le istituzioni non è altrettanto banale. Mi chiedo, come puro esercizio del pensiero, quanto sia costato quel pomeriggio ultras di soldi pubblici (buttati nel cesso) e immagino cosa avrebbero fatto, ad esempio, quei ragazzi artigiani se gli avessimo affidato gli stessi soldi. Se gratuitamente stanno facendo quello che fanno. Mi chiedo quale delle due facce dell’essere giovani le istituzioni, la amministrazione della città… “la società” insomma, intenda concretamente valorizzare, crescere, accudire, coccolare ecc. Mi chiedo di chi sia la città, e per chi sia. Mi immmagino, ad esempio, che se io fossi meno disinformato sul calcio avrei saputo che sabato a Bergamo c’era una “partita a rischio”, e forse avrei scelto, precauzionalmente, di non andare in città col bambino. Lui ed io avremmo perso qualcosa di bello».
«Se per qualcuno è stato così, se solo qualcuno si trova invitato a rinunciare a qualcosa di bello e costruttivo con i suoi figli (fruire degli eventi sportivi, tra le altre cose) per timore delle partite a rischio significa che abbiamo già deciso: la città è loro. È degli ultras. Hanno vinto loro. Ma se Bergamo fosse un po’ più per quei ragazzi là ed un po’ meno per questi? Se tutti percepissimo che veder chiudere attività artigianali è molto più drammatico che chiudere lo stadio per una domenica… scusate. Lo so, questa è quasi una bestemmia. Al calcio è concesso tutto. Una morale a parte. Regole a parte. Pagate con il futuro dei giovani migliori. Però questo è un dettaglio che interessa poco, evidentemente».
«Ps. preciso che andandoci ci ho incontrato Sergio Gandi con la sua famiglia e so per certo che poco dopo ci è andato anche il sindaco Giorgio Gori... Non è e non vuole essere una polemica sulla amministrazione (che evidentemente ha apprezzato, se c’erano sindaco e vice-sindaco) ma una riflessione più ampia... siamo in balia del peggio e fatichiamo a sostenere il meglio. questo è un fatto. cosa facciamo?».
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