Lombardia, stretta su burqa e niqab
Niente velo in ospedali e uffici regionali

Dal 2016 scatta il divieto di ingresso per chi ha il volto coperto. La stretta dopo l’allarme terrorismo.

«Abbiamo approvato la delibera che vieterà di entrare con il volto coperto negli ospedali e negli uffici regionali della Lombardia. Altro impegno mantenuto da parte della giunta Maroni». Queste le parole con cui Simona Bordonali, assessore alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione della Regione Lombardia ha presentato la delibera, approvata questa mattina, 9 dicembre, durante la riunione di Giunta, che prevede l’adozione di misure idonee al rafforzamento del sistema di controllo, di identificazione e della sicurezza che vietino l’utilizzo di qualunque mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona nelle sedi istituzionali della Giunta e degli enti e società del sistema regionale (SiReg).

«Chi vuole entrare negli ospedali lombardi e nelle sedi della Regione dovrà essere riconoscibile e presentarsi a volto scoperto. Sono quindi vietati burqa, niqab, così come passamontagna e caschi integrali», ha aggiunto Bordonali. «I gravi episodi di terrorismo che si sono verificati nelle ultime settimane ci hanno indotto a rafforzare le misure di sicurezza. La Regione Lombardia si muove in anticipo rispetto al governo italiano e interviene per quanto di propria competenza per garantire la sicurezza di dipendenti, operatori e visitatori esterni». Con la delibera di oggi viene demandata alle competenti strutture regionali l’adozione entro il 31 dicembre 2015 degli atti dirigenziali necessari a dare attuazione alle disposizioni.

«Con questa delibera si fa finalmente chiarezza in merito a una questione di grande attualità e importanza». Così Fabio Rolfi, vice capogruppo regionale del Carroccio in Regione Lombardia. «Deve essere chiaro – prosegue Rolfi – che la leggi esistenti vanno fatte rispettare, senza deroghe per nessuno. La sicurezza dei cittadini lombardi, in particolare di coloro che sono costretti a recarsi negli ospedali, non può essere compromessa dall’atteggiamento remissivo dei soliti noti verso dettami di carattere religioso che nulla hanno a che vedere con il nostro modo di vivere, le nostre regole e i valori laici di uguaglianza fra uomo e donna faticosamente conquistati dalla nostra società». «D’ora in avanti chi vorrà entrare in un edificio di competenza regionale – conclude Fabio Rolfi – sarà costretto a identificarsi, a prescindere dal fatto che sia musulmano o meno».

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