Locatelli: «Per i bambini vaccinati o guariti è tempo di pensare a regole meno rigide»

Su L’Eco di Bergamo in edicola domenica 30 gennaio l’intervista al coordinatore del Cts: «Ragionevole adottare le misure che si applicano anche nelle scuole superiori». E sui positivi asintomatici: «Un errore abolire l’isolamento».

«Stiamo uscendo dalla fase più critica». Lo dice il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Comitato tecnico scientifico , da quasi due anni esatti nella trincea della lotta al Covid, che sabato è tornato nella «sua» Bergamo, ospite del congresso annuale della sezione lombarda della Società Italiana di Neonatologia. Intervistato da Luca Bonzanni per l’edizione de L’Eco di Bergamo in edicola domenica 30 gennaio, Locatelli spiega che «i numeri dimostrano che sostanzialmente vi è una flessione nella curva epidemica. È in calo sia l’Rt, sceso sotto il valore di 1, sia l’incidenza cumulativa anche se con significative diversità tra le Regioni: alcune come la Lombardia significativamente in calo, altre ancora superiori a 2.000 casi settimanali ogni 100mila abitanti».

Sul tema delle scuole, dove presidi e genitori chiedono di semplificare le regole, Locatelli spiega: «Faccio un’osservazione a titolo personale: credo sia arrivato il tempo per considerare l’inopportunità della messa in Dad dei bambini che hanno superato da poco l’infezione, per esempio da massimo tre mesi. Quei bambini potrebbero tranquillamente continuare la frequenza in presenza, perché protetti, e credo che una riflessione vada aperta. Così come all’incrementare della percentuale di bambini vaccinati nella fascia 5-11 si potranno adottare più o meno le stesse regole che si adottano anche nelle scuole superiori. L’obiettivo è quello di tutelare la scuola in presenza, come sempre, ma capisco e vanno seriamente considerate le richieste delle Regioni di semplificare il quadro normativo».

Altro tema affrontato nell’intervista è quello dei positivi asintomatici: c’è chi propone di abolire l’isolamento. «Non facciamo l’errore di tracciare l’equivalenza secondo cui “asintomatico uguale bassa carica virale” – dice Locatelli – e che quindi non ha la capacità di contagiare. Un infettato, prima di essere riammesso in comunità, deve avere l’evidenza di una negatività tramite il tampone: altrimenti si rischia di mandare in giro persone asintomatiche ma in cui alberga una carica virale così elevata da infettarne altre».

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