Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 03 Giugno 2021
L’infettivologo Bombana: «Contagi in calo, ma con l’estate attenzione alle varianti»
Enrico Bombana (Asst Bergamo Est): «Molti viaggeranno anche all’estero: effetti da valutare». Vaccini: «Profilassi annuali come contro l’influenza».
I numeri dei contagi e dei ricoveri sono in calo. Una frenata costante e progressiva della curva epidemica, sia in Lombardia sia nella Bergamasca, frutto anche della campagna vaccinale sempre più massiva che sta producendo effetti su larga scala. «Eppure c’è una “nuvola” con cui bisognerà fare i conti tra l’autunno e l’inverno – sottolinea l’infettivologo dell’Asst Bergamo Est, Enrico Bombana –. Il problema al momento è contenuto, tuttavia occorrerà valutare il peso delle varianti dopo l’estate, quando intere comunità si spostano e tanti avranno viaggiato anche in Paesi extraeuropei. Il tema preoccupa la letteratura scientifica, perché si valuta anche l’ipotesi che la vaccinazione possa essere “bucata” da qualche variante nei prossimi mesi, nel senso di un fallimento o una ridotta risposta da parte dei vaccini nei confronti di alcune varianti. È un dato segnalato finora basso, perché al momento la vaccinazione funziona. Tuttavia il motivo della doppia dose è proprio questo: rinforzare il nostro sistema immunitario per far fronte alle varianti».
Dott. Bombana, qual è il quadro complessivo del Covid nella Bergamasca?
«Bisogna scindere vari aspetti. Il calo dei ricoveri in tutti gli ospedali è evidente. Nella Asst Bergamo Est siamo scesi di vari livelli nei posti letto Covid, dal livello massimo 4B ci stiamo indirizzando tra i livelli 2 e 1, che comportano quasi l’azzeramento dei posti Covid per le aziende ospedaliere periferiche (Asst Bergamo Est e Ovest). I rari e nuovi casi che dovessero ripresentarsi vanno riferiti all’hub, cioè l’ospedale Papa Giovanni. Alla luce dei numeri attuali, lo scenario del quasi azzeramento dei posti Covid potrebbe verificarsi nel giro di una settimana».
Quindi il quadro è incoraggiante?
«Al limite rimarranno negli ospedali solo i pazienti in fase di dimissioni e che abbiamo in carico, mentre i nuovi saranno spostati presso l’hub del Papa Giovanni. Dovremmo mantenere un’area grigia riservata ai pazienti con test negativo ma con il dubbio che possano essere sospetti Covid, quindi isolati e con personale dedicato; i casi accertati invece saranno indirizzati verso l’hub».
Tornando alle varianti, come sono distribuiti i casi nella Bergamasca?
«In provincia siamo ormai arrivati al 94-95% di nuovi casi isolati con variante inglese, pochi casi di variante indiana e ancora meno di variante brasiliana, pochi nella nostra Asst».
Chi sono i nuovi contagiati?
«La maggior parte dei casi trattati in pronto soccorso sono pazienti con pochi sintomi, tendenzialmente giovani, senza necessità di ricovero o con polmoniti lievi per le quali non c’è bisogno dell’ossigeno. In linea tendenziale li dimettiamo con le indicazioni di isolamento e gestione domiciliare».
La campagna vaccinale procede spedita, ma da più parti si ipotizza l’opportunità in autunno di una terza dose. Cosa ne pensa?
«È probabile che andremo verso una terza dose, argomento anticipato dalla Regione e dallo stesso premier Draghi. Faccio l’esempio del vaccino contro l’influenza, che contiene un pool virale frutto delle varianti che escono ogni anno oltre al virus: ci rivacciniamo annualmente per nuove varianti e ceppi prevalenti e perché il sistema immunitario non regge se non manteniamo una memoria. La necessità di un ulteriore richiamo contro il Covid può porsi, ma bisogna capire chi sarà coinvolto».
Appunto. A quali categorie sarà destinata l’eventuale terza dose?
«Ce lo dirà a breve la letteratura scientifica, se sarà una vaccinazione di massa o target, cioè riservata agli operatori sanitari, alla popolazione fragile e a rischio, ai malati oncologici. In questo momento la letteratura sta indicando la popolazione fragile per la terza vaccinazione autunno/inverno. È chiaro che se la base della popolazione si allarga, bisognerà pensare di nuovo a centri vaccinali, mentre per l’influenza si utilizzano le Ats per gli operatori sanitari e i medici di base per i fragili».
Ci sono studi e sperimentazioni cliniche sul terzo richiamo con vaccini diversi dai primi due inoculati?
«Sì, ci sono. E i dati al momento disponibili ci dicono pure che i vaccini più efficaci e facili da allestire nei confronti delle varianti sono Pfizer e Moderna, anche in termini di produzione».
Qual è il messaggio da lanciare con le riaperture e la quasi ritrovata normalità?
«La gente torni alla quotidianità, ma senza gli errori o la superficialità dell’anno scorso. Sarebbe opportuno mantenere l’uso delle mascherine negli ambienti chiusi e adottare sempre un minimo di precauzioni. Stiamo dando un’evidente spallata al virus con la campagna vaccinale massiva, intensificata negli ultimi 15 giorni, ma non ci si fermi davanti alle vacanze. Anzi, programmiamole tendendo conto dei vaccini, punto di forza di una comunità. I numeri del Covid sono bassi proprio grazie alle vaccinazioni, una potenza di fuoco che coinvolge tutte le fasce d’età».
Quindi è sempre meno ipotizzabile una nuova ondata?
«Non sono un indovino, ma per l’autunno arriveremo a una grossa quota di immunità di gregge. Rimane questa “nuvola” delle varianti, il vero tallone d’achille. La guerra non è finita, ma stiamo vincendo importanti battaglie».
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