Licenziata, è supplente di se stessa
Ma la maestra è senza stipendio

Non dichiarò processo pendente nel 2002, a gennaio il licenziamento e ora è in servizio grazie alle liste fuori graduatoria. Ma non ha però diritto alle spettanze.

Supplente di se stessa, ma senza stipendio: è questa la situazione paradossale che – vittima di burocrazia e forse anche di eccesso di zelo – si trova a vivere un’insegnante elementare di Bergamo di 42 anni, licenziata in tronco a gennaio di quest’anno a causa di un processo pendente (e non influente sull’eventuale assunzione, ndr) che, nel lontanissimo 2002, non aveva indicato nell’apposito modulo della presa di servizio al momento del suo arrivo in provincia di Bergamo.

Undici anni dopo quella dichiarazione, nel 2013, le era già arrivato un richiamo dall’Ufficio scolastico: «Ho raggiunto l’Ufficio scolastico, ne abbiamo parlato e credevo fosse tutto chiarito – spiega la maestra – . Si è concluso tutto con la sanzione di due giorni di lavoro: con quella pensavo di essere a posto e ho rimosso la vicenda».

Invece la brutta sorpresa era appena dietro l’angolo: dopo 12 anni di precariato ecco che nel 2015, a settembre, arriva il posto di ruolo in un istituto comprensivo della provincia e, quasi contemporaneamente, un nuovo richiamo, sempre per il «falso» commesso nel 2002.

«L’1 settembre sono stata assunta in ruolo, una classe quinta, e il 2 settembre ho ricevuto la lettera con un nuovo provvedimento – racconta senza nascondere il disappunto – . Mi sono consultata coi sindacati, con l’Ufficio scolastico: per loro era tutto risolto, ma non per la Corte dei Conti, e quindi il 22 gennaio è arrivato il licenziamento». La stessa vicenda kafkiana che, nello stesso periodo, aveva coinvolto il professor Stefano Rho, licenziato in tronco per una condanna (un’ammenda dal giudice di pace risalente al 2006, tra l’altro non influente sull’assunzione) non segnalata: lui nei giorni scorsi è stato reintegrato, lei invece è ancora all’inizio della sua battaglia.

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