«Le imprese del wedding dimenticate»
Da Bergamo dieci proposte per ripartire

Ascom e Confesercenti presentano il «Manifesto del wedding»: tutele, bonus, detrazioni e un protocollo chiaro per tornare a lavorare in sicurezza. Le imprese coinvolte nel settore sono 1.228 per oltre 12.300 addetti.

Il settore del wedding insieme per la ripartenza lancia un appello condiviso chiedendo misure chiare e linee guida per poter tornare a lavorare in sicurezza: è stato presentato in conferenza stampa online - a cui hanno partecipato anche alcuni politici bergamaschi - il Manifesto del wedding con il decalogo delle proposte avanzate dagli operatori bergamaschi: un documento nel quale vengono messe in evidenza tutte le richieste del settore da sottoporre al mondo politico. Quella del wedding è infatti una filiera molto lunga che in Italia genera un indotto annuo di decine di miliardi di euro.

«Anche in Bergamasca la situazione non è rosea e pur contando su poco più di mille imprese con oltre 2300 addetti, il mondo degli eventi muove un indotto di proporzioni enormi sul territorio, con circa 3 mila professionisti e oltre 5 mila atipici - ricorda Oscar Fusini, direttore di Ascom Confcommercio Bergamo -. Intorno alla categoria professionale dei wedding planner ruotano infatti diverse altre professionalità e il blocco dei matrimoni sta mettendo al palo proprio queste categorie di lavoratori che, di fatto, stanno perdendo un sostegno al reddito e sono senza ammortizzatori sociali. La paura è che neanche nel 2021 si possano svolgere matrimoni e così ai professionisti cominciano ad arrivare richieste di slittamenti di data e risarcimenti degli acconti già forniti. Con questo Manifesto si chiede al Governo una maggiore considerazione perché la platea è ampia e non appartiene a un unico codice Ateco. Dietro al mondo del wedding c’è infatti una filiera lunghissima e integrata che da più di un anno è allo stremo e deve essere messa nelle condizioni di ripartire il prima possibile e in sicurezza. Per il wedding non basta infatti rialzare una saracinesca: la riapertura è lenta e graduale perché organizzare matrimonio richiede tempo».

«Se siamo riusciti a organizzare in sicurezza il Festival di Sanremo sono sicuro riusciremo a far convolare a nozze due persone che si amano – commenta Cesare Rossi vicedirettore di Confesercenti Bergamo -. Il settore delle cerimonie è tra i più colpiti dalla pandemia, con perdite di fatturato anche del 100%, e sicuramente è tra i meno ristorati e considerati dal dibattito politico e dalla stampa, nonostante siano moltissime le imprese che afferiscono a tutta la filiera. Oggi, insieme ai colleghi di Ascom, presentiamo alla politica e all’opinione pubblica il Manifesto del wedding per esprimere innanzitutto vicinanza agli imprenditori e nel contempo contribuire a iniettare un po’ di fiducia alle imprese provando a dimostrare che una ripresa può esserci e che una convivenza con il virus è possibile e la nostra storica fiera Bergamo Sposi, arrivata alla sua 23ª edizione, ne è la riprova. Un grande grazie quindi agli operatori del settore che insieme a noi scommettono su questa nuovissima edizione virtuale: siamo certi che il loro entusiasmo, la voglia di ritornare a lavorare e la grande professionalità contribuiranno a rendere Bergamo Sposi una prima concreta occasione di ripartenza».

«Il settore wedding è stato completamente dimenticato - conferma Matteo Mongelli, presidente di Confcommercio Professioni Ascom Bergamo -. Nei vari Dpcm che si sono susseguiti si è fatto riferimento solo alle cerimonie religiose e laiche senza considerare però tutta la filiera degli eventi che ruota attorno a un matrimonio e che numericamente rappresenta solo a Bergamo e provincia più di 10.000 persone, per un giro di affari di milioni di fatturato. La richiesta è tanto scontata quanto importante: si richiede un protocollo per dare una strada ad un settore che naviga ormai nel buio da mesi. Rinnoviamo anche la nostra disponibilità ad essere parte attiva nella realizzazione di queste linee guida. È estremamente importante che le regole e i protocolli vengano condivisi anche da chi ogni giorno vive il settore in prima persona».

«Da più di un anno è vietato celebrare la vita e ogni giorno che passa muoiono aziende del settore del wedding – ribadisce Paola Rovelli, presidente di Aiom Bergamo (Associazione Italiana Organizzatori Matrimoni) –. Viviamo di programmazione ed è necessario aver subito protocolli certi e date per la ripartenza».

Durante la conferenza stampa è stata presentata anche la fiera Bergamo Sposi 2021-Virtual Edition - ideata da Promozioni Confesercenti e organizzato da Ecspo - giunta quest’anno alla 23ª edizione e in programma dal 19 al 21 marzo 2021 con accesso gratuito sul sito fierabergamosposi.it: «Grazie a 30 aziende che, con coraggio e determinazione, si metteranno in gioco su una piattaforma digitale quest’anno desideriamo offrire ai futuri sposi un’esperienza virtuale che però non rinuncia al contatto diretto con i protagonisti della filiera del wedding - dichiara Ornella Schenatti, organizzatrice della fiera Bergamo Sposi e amministratrice di Ecspo Srl - . Il 2020 è stato un anno fuori dall’ordinario dove abbiamo imparato che la condivisione è un valore fondamentale. Con questo manifesto, creato a più mani, proponiamo un decalogo di richieste concrete da sottoporre alla politica a sostegno di un settore duramente provato dallo stop forzato delle cerimonie. La fiera degli sposi sono certa che tornerà ancora in presenza e la organizzeremo con la passione e l’entusiasmo che da sempre ci contraddistinguono».

MANIFESTO DEL WEDDING, ECCO IL DECALOGO DELLE PROPOSTE DEGLI OPERATORI BERGAMASCHI (SCARICA QUI IL PDF)

Premessa
Il blocco del wedding che è in corso da oltre un anno sta provocando serie conseguenze di ordine economico che toccano sia i settori direttamente coinvolti, ma anche quelli collegati alle manifestazioni e agli eventi e che beneficiano della spesa, come il turismo, ristorazione, commercio ecc.

Secondo la recente stima di Ascom Confcommercio Bergamo pubblicata in occasione del flash mob «Le imprese del wedding scendono in piazza» del 26 febbraio scorso le imprese direttamente coinvolte nel settore sono 1.228 per oltre 12.300 addetti tra diretti, professionisti, lavoratori a chiamata e atipici. Le ricadute economiche sono quindi pesanti per queste migliaia di persone che in bergamasca non possono lavorare senza ristori né ammortizzatori. Il fermo del settore ha anche effetti negativi che impattano sulla dimensione sociale quali il ritardo della formazione delle famiglie e la denatalità crescente.

Le Associazioni che rappresentano il settore del wedding chiedono che imprese e professionisti possano ripartire il prima possibile e secondo modalità consone ad un comparto che per rimettersi in moto necessita di tempi certi e di preavvisi lunghi. Inoltre, si chiede che le forze politiche possano intervenire per superare le difficoltà che gli operatori già riscontravano prima della pandemia ed, infine, per sostenere un reale e duraturo rilancio del settore a beneficio dell’intero sistema economico e della nostra comunità.

I professionisti del wedding chiedono:

1.Stabilire già dai prossimi Dpcm il riavvio del settore all’interno delle zone bianche e gialle e rimettendo al raggiungimento di risultati di copertura ottimale della campagna vaccinale l’operatività crescente del wedding nel rispetto delle regole.

2.Spingere per accelerare la stesura di una o più linee guida della Conferenza delle Regioni in tema di eventi, creandone una ad hoc per eventi di wedding da coordinare con quelle già esistenti per la ristorazione e la ricettività.

3.Stabilire il sistema di ristoro che basandosi sulla perdita di fatturato annuale possa superare il problema dell’iniquità dei precedenti provvedimenti, basati sulle differenza mensile e sui codici Ateco. Per i professionisti, che devono avere pari dignità, devono essere stabiliti analoghi strumenti di ristoro o di sostegno al reddito.

4.Prevedere l’allungamento delle moratorie sui versamenti fiscali e retributivi di imprese e professionisti e l’estensione della moratoria sui mutui in scadenza a giugno 2021.

5.Estendere alle imprese che locano gli immobili per gli eventi e le manifestazioni (come già fatto per le imprese ricettive) l’esenzione di Imu e Tari per l’anno 2020/2021, oppure riconoscere loro un credito di imposta per il recupero di costi sostenuti durante i periodi di fermo dell’attività.

6.Introdurre un bonus wedding o una detrazione di imposta per almeno un biennio, come già fatto per altri bonus, per le persone che organizzano una cerimonia al fine di accelerare il percorso di recupero degli eventi con impatto positivo sulla dimensione sociale. Peraltro il bonus sarebbe ampiamente ripagato dalle imposte dirette e indirette incassate per la realizzazione e l’anticipazione delle cerimonie.

7.Introdurre un credito di imposta per la partecipazione alle spese di promozione, pubblicità e partecipazione alle fiere delle imprese e dei professionisti del settore per incentivare la spinta del settore. Il credito di imposta sarebbe recuperato dall’erario in forma anticipata dalle imposte dirette indirette generate dagli investimenti.

8.Sostenere attraverso un fondo ad hoc l’incontro tra domanda e offerta di servizi professionali tra imprese e tra imprese e professionisti e la partecipazione a eventi e fiere. Entrambe le misure potrebbero generare un rilancio del settore insieme alla crescita professionale di tutti gli attori coinvolti.

9.Incentivare percorsi di collaborazione e di rete tra impresa e professionisti per lo sviluppo di eventi e manifestazioni. Le reti potrebbero favorire uno sviluppo sinergico del settore wedding, turismo e cultura.

10.Completare il percorso della legge 4 del 2013 per la regolamentazione dell’attività delle professioni non ordinistiche con incentivazione della certificazione delle competenze dei professionisti del settore. La certificazione potrebbe costituire un volano per la crescita professionale e di garanzia per il cliente

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