Lavoro, cercasi tecnici nelle aziende
Ma i centennials scelgono i licei

La vice presidente di Confindustria al convegno dell’Università di Bergamo: «So che non è possibile ma nell’opinione delle famiglie la scuola tecnica è quasi un secondo livello, mentre noi abbiamo bisogno che i nuovi talenti del settore vengano a bussare alle nostre porte».

Hanno diciotto anni o meno i centennials, la generazione nata nel primo decennio degli anni Duemila. Un esercito di nuovi professionisti che vanno formati e indirizzati verso la propria ideale collocazione lavorativa. Se ne è parlato in un convegno organizzato dalla professoressa Giuliana Sandrone, prorettrice delegata all’Orientamento dell’Università e introdotto dal rettore Remo Morzenti Pellegrini, che ha invitato i protagonisti del territorio bergamasco a confrontarsi sul tema.

A monte la presenza di un tavolo di lavoro consolidato che rende la Bergamasca, come sottolineato da Patrizia Graziani, dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale: «Una provincia fortunata, con una filiera attenta all’orientamento e un’attività non scontata». Rispetto alla necessità di rivedere l’orientamento per una generazione che si trova davanti a un mondo del lavoro in rapida evoluzione, l’assessore all’Istruzione del Comune di Bergamo, Loredana Poli, lancia la proposta: «Tornare a parlare di motivazioni prima ancora che di traguardi».

Condivisa l’idea che ancora prima della professione, in questo mondo del lavoro estremamente flessibile e in continua evoluzione, l’importante è creare professionisti in grado di stare bene con se stessi per sopportare quella resilienza che la continua evoluzione, l’idea dell’ordinaria emergenza e il contesto di crisi permanente richiedono. Cristina Bombassei, vicepresidente di Confindustria Bergamo e responsabile dei progetti educativi dell’ente, rilancia l’ipotesi di creare licei tecnici: «So che non è possibile ma nell’opinione delle famiglie la scuola tecnica è quasi un secondo livello, mentre noi abbiamo bisogno che i nuovi talenti del settore vengano a bussare alle nostre porte».

Rilancia Giacinto Giambellini, presidente di Confartigianato : «Sogno il liceo artigiano per apprezzare nuovamente certi lavori. Servono migliaia di tecnici, eppure il contesto familiare non agevola questo tipo di studio». L’esigenza di superare certi condizionamenti viene ribadita sia da Alberto Brivio, responsabile dell’area educational di Bergamo Sviluppo, sia da Claudio Cancelli, consigliere provinciale delegato all’Istruzione, accendendo un dibattito che pone il problema di una pluralità di offerte educative poco sfruttata. I licei la fanno da padrone ma il territorio chiede figure professionali.

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Graziano Rosponi

5 anni, 4 mesi

Mancano tecnici. Ok. Ma come mai, vista la scarsezza, l'industria non invoglia offrendo paghe adeguate alla "rarità" dei soggetti? Hoibò, sono i sindacati a imporre paghe uguali per tutti. Non possiamo imporci..... Già, cómoda la scusa, ma perché, vista la necessità contingente, non si oppongono invece di lamentarsi?

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Roberto Pizzoli

5 anni, 4 mesi

Ed aggiungo....anche in ambito commerciale le multinazionali stanno virando dalla scelta di assumere gente con formazione umanistica/economica verso gente con skill profondamente tecnica. Sono finiti gli anni del venditore imbonitore anni 80. Le aziende che vendono tecnologia vogliono sempre piu’ dipendenti con forma mentis tecnica orientata al problem solving.

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Paolo Bazzana

5 anni, 4 mesi

Com'è che prima si faceva già fatica a liceo, e ora si laureano tutti?? LE persone sono più intelligenti?? No! Semplice: la scuola era dura e selezionava le persone, quindi solo i più capaci intentavano il liceo per fare poi l'università. Ora si laurea anche un inetto, e poi ci si sorprende se dopo la laurea non trova lavoro con un numero spropositato di laureati per quel dato lavoro. Questo è accaduto per l'ideologia che siamo tutti uguali, tutti devono avere la possibilità di laurearsi. Un'ideologia socialista, antimeritocratica. Questo perchè più le università producono laureati, più fondi ricevono risultando pure più virtuose, anche se sfornano inetti.

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luigi zambetti

5 anni, 4 mesi

Non capisco, scusate. Sarà il mio limite. Non penso esista separazione tra cultura tecnica e cultura "umanistica", esiste solo la differenza tra farsi domande ed andare oltre quello che ti danno, oppure accontentarsi.

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Gabriella Montesi

5 anni, 4 mesi

La vice presidente di Confindustria avrà' fatto l' Istituto Tecnico, suppongo, visto che ci vuole indirizzare i figli degli altri. Naturalmente, non tutti sono in grado di affrontare un liceo. In diversi casi, neppure l' Istituto Tecnico. Pero' in molti istituti c' e' un tale kaos che i ragazzi imparano poco. Quindi le famiglie tendono a mandare i loro figli nei licei, dove c' e' più ordine.

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angelo claudio

5 anni, 4 mesi

concordo , una volta erano i figli dei Re e dei Principi a godere di questo beneficio,adesso e' diventato di moda lo slogan : mandiamo i figli negli I.t.i.s , (tranne i ''miei'', che devono fare il liceo ,meglio e + sicuro del ''passaggio'', se e' privato )

Roberto Pizzoli

5 anni, 4 mesi

Ma Lei dove vive?In centro?

Graziano Rosponi

5 anni, 4 mesi

.... e dove si può accedere all'università senza impedimenti. "Todos caballeros".

Roberto Pizzoli

5 anni, 4 mesi

Ricordo benissimo la faccia allibita e schifata dei miei professori della scuola privata “del centro” quando in terza media feci la preiscrizione al Paleocapa (esperia) mentre tutti i miei compagni andarono al liceo. Mai avuto problemi a trovare lavoro un lavoro vero.I primi 3 tramite la scuola. Invece qualche mio ex compagno responsabile del reparto surgelati all’esselunga o “genius” all’apple store l’ho trovato.

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Gabriella Montesi

5 anni, 4 mesi

Caspita: hai trovato tre lavori tramite la scuola. Poi, altri. Se erano lavori veri, come mai non ti hanno assunto subito? Sembrano le frasi di uno che ha fatto un lungo precariato, da un lavoro "vero" all' altro.

Roberto Pizzoli

5 anni, 4 mesi

Si 3 lavori perche’ le aziende hanno chiesto le liste dei diplomati alla scuola ed i contatti. Mai lavorato a tempo determinato. Primo lavoro cambiato dopo 2 anni il secondo dopo 3 il terzo dopo 6.Ed ogni volta assunto subito a tempo indeterminato con miglioramento dello stipendio.

angelo claudio

5 anni, 4 mesi

naturalmente, con contratto in apprendistato di 5 anni

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