L’alluvione in Valle Brembana dell’87
«Brividi come se fosse accaduto ieri»

Il racconto dei sopravvissuti all’alluvione della Valle Brembana del 18 luglio 1987: oggi come ieri ricordi ancora vividi di quella tragedia.

Sono trascorsi 31 anni dalla spaventosa e drammatica alluvione che il 18 luglio del 1987 colpì la Valle Brembana e la Vatellina. Acqua e fango invasero paesi, strade e ponti crollarono come frolla. Il fiume Brembo si mostrò in tutta la sua furia, portando via con sè tutto ciò che trovò lungo la strada. Cinque le vittime sul versante bergamasco, 53 quelle sul versante valtellinese. I loro nomi sono ricordati sulla cappelletta ai Fondi di Piazza Brembana: Romeo Cortinovis, 35 anni, di Lenna, annegò mentre portava al riparo l’auto nel garage; Angelo Salvetti, 22 anni, di San Giovanni Bianco, rimase bloccato con l’auto in panne sulla strada di Mezzoldo: il corpo fu ritrovato tre giorni dopo a Canonica d’Adda; Paola Tornaghi, 22 anni, di Sesto San Giovanni, sorpresa dal nubifragio a Mezzoldo, venne recuperata fra Olmo e Piazza; i corpi di Marco Tamburrini, 22 anni, di Mediglio (Milano), e di Barbara Orlando, 15 anni, di Longuelo, non sono stati più recuperati.

I più giovani non se la ricorderanno ma chi ha più di 40 anni non può non avere ancora impresse nella mente le immagini del disastro causato da una delle più grandi alluvioni dei tempi moderni che si sia verificata in Italia. Si verificò tra il 17,18 e 19 luglio del 1987 e colpì maggiormente la Valtellina causando 53 morti, migliaia di sfollati, danni per circa 4000 miliardi delle vecchie lire e i segni del disastro rimasero evidenti per anni. L’acqua scese torrenziale anche in Val Brembana, qui vi furono 5 deceduti e centinaia di sfollati e come dimostrano le immagini fu una situazione terribile.

L’intervento del governo, e dell’allora Ministro Remo Gaspari sollecitato dal Ministro Filippo Maria Pandolfi, fu tempestivo e grazie alla legge n.102 del 2 maggio 1990, meglio conosciuta come Legge Valtellina, furono stanziate le risorse finanziarie che consentirono alle istituzioni coinvolte (Comunità montana, Provincia e Comuni) e ai privati cittadini di ripristinare le opere danneggiate, di costruire nuove infrastrutture, fondamentali per la messa in sicurezza della viabilità, e di realizzare una serie di manutenzioni territoriali che hanno evitato il ripetersi di tali tragici eventi.

Ecco i ricordi di alcuni sopravvissuti ma anche purtroppo dei parenti che non hanno più trovato i corpi dei dispersi in un servizio di Bergamo Tv.

Ricordare il 18 luglio 1987 serve anche per sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto ai rischi ed ai problemi idrogeologici che interessano il territorio montano, ricordando nel contempo l’operato di tutti coloro che a seguito dei drammatici eventi: uomini, istituzioni, forze politiche e sociali che, attraverso un impegno trasversale, hanno consentito alla Valle Brembana di rimettersi in piedi, di valorizzare i suoi aspetti culturali, turistici e produttivi, sui quali impostare il rilancio del territorio e lo sviluppo socioeconomico.

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