La vita dei bambini e dei ragazzi
In casa tra tecnologia e antichi riti

Si sono arrampicati sulle sedie, le mani sui vetri appiccicaticci di marmellata e lo sguardo al di là della finestra. Sono osservatori attenti i bambini, scrutano i dettagli di un mondo diventato per loro immobile, che capiscono poco e che a volte li spaventa, spesso intristisce, li lascia anche stupefatti.

La vita dei più piccoli e dei ragazzi, in queste settimane di coronavirus, viaggia su un binario parallelo a quello che racconta di contagi, appelli, testimonianze drammatiche e dolorose. I più piccoli vivono il coronavirus nel calore di una nuova dimensione: niente scuola, niente attività extrascolastiche, i compagni si chiamano al telefono e si salutano in videochat con una vita scandita da ritmi lenti in una quotidianità domestica tutta da imparare.

In casa senza orari e appuntamenti prefissati, la giornata è fatta da dormite senza sveglia, spuntini frequenti e la ricerca di attività da condividere negli spazi domestici che in settimana sono solitamente svuotati di emozioni.Ora invece la casa si riempie di voci e musica, di colori e confusione. I bambini e i loro giochi, gli adolescenti e la loro tecnologia sparsa per casa tra portatile, smartphone e iPad. Sempre connessi, sempre con il cellulare in mano: serve per la scuola, serve per la socialità da ricostruire in una veste tutta nuova e a distanza.

Poi ci sono i più piccoli e le loro costruzioni, i giochi sparsi per le stanze, la ricerca di sempre nuove cose da fare: si torna attorno a un tavolo, si riscoprono così i giochi in scatola, le carte non si tirano fuori solo la domenica in montagna. E poi disegni, laboratori di pongo con i tutorial di YouTube, ci si improvvisa cuochi per un giorno tra biscotti e quelle torte che non si riescono mai a preparare.

Si riscopre la musica, le filastrocche, si guarda la libreria di casa con nuovi occhi e si ritorna a leggere un vecchio libro, a sfogliare le pagine più amate. Con i bambini si tornano a leggere le favole della buonanotte, per avere meno paura e farsi consolare da un disegno, si programma la giornata alternando un dettato a una mansione domestica.

La famiglia è tutta qui, mentre i figli più grandi creano chat e condividono stati, le ragazzine si sfogano su Tik Tok, tra un collegamento Skype e un video in WhatsApp.E poi foto su foto: nuove pettinature, si sperimentano i trucchi della mamma che nel frattempo tenta di rassettare la casa, riorganizzare gli armadi, lavare le tende, idea sempre rimandata e ora quasi impellente. Si pensa al cambio armadi per sognare la primavera, si fanno liste di cose da fare appena si potrà tornare fuori, a spasso, a sorridere leggeri. Lunghi elenchi di luoghi da visitare, cose da provare, semplicemente gesti da ripetere: un abbraccio, una carezza, una coccola sul divano che ora manca ancora di più.

Mentre i compiti imperversano e gli adolescenti installano app e nuovi giochi da condividere in Rete, i più piccoli chiedono e richiedono di andare al parco e il terrazzo diventa il loro mondo da esplorare: in pigiama con la giacca a vento ben allacciata, sono sui balconi a sorridere ai vicini, alla signora del terzo piano che saluta da dietro al vetro. Finestre, ballatoi, terrazzi in un telefono senza fili che emoziona e unisce, sempre alla distanza di sicurezza, sempre a chiedere come si sta, che cosa si fa. Tutto attorno c’è il silenzio del traffico diventato inesistente e il solo e continuo suono delle sirene delle ambulanze, come in un grido di dolore che non ha fine e che fa paura, anche ai bambini, a quelli più grandi, che capiscono i discorsi degli adulti e continuano a fare domande.

E allora serve una nuova storia, una nuova avventura di fate e pirati, una nuova serie su Netflix da guardare insieme, magari in inglese per fare un po’ di esercizio, per ripassare qualcosa perché prima o poi la scuola tornerà con la sua routine, con le sue corse nei corridoi, la merendina da scambiarsi, le chiacchiere segrete in bagno. Prima o poi si tornerà alla normalità, mentre le chat scaraventano consigli, lavoretti, torte, collane di perline fai da te e chilometriche piste di macchinine. Nel marasma di post e foto, ecco che compare la foto di Isabella, 8 anni e gli occhi grandi che ridono. Il pigiama è quello con gli unicorni, i capelli sono tutti spettinati e lei è in piedi sulla sedia davanti alla finestra chiusa. Muove le dita per scrivere nell’aria parole con l’alfabeto muto: il telefono è monopolio della sorella maggiore e lei sta parlando con l’amichetta della casa di fronte. Bastano dita colorate di pennarello e il sorriso.

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