La polemica sulle tasse per Airbnb
Ecco gli obblighi da rispettare a Bergamo

Non sono né hotel, né Bed and Breakfast. Airbnb è una rete virtuale di case private in affitto per brevi periodi, senza servizi e personale. Di fatto, il più grande gruppo di accoglienza turistica del pianeta senza possedere nemmeno un albergo.

Gli «host», così si chiamano le persone che caricano gli annunci sul portale e poi ospitano, pagano le tasse come se fosse un’attività extra lavorativa, non da professionisti del settore. Molti sono in regola, altri fanno i furbi perché le maglie sono piuttosto larghe. Chi ritiene sia una rivoluzione lanciata dal progresso tecnologico si scontra inevitabilmente con coloro che vedono vanificare i sacrifici di anni da una concorrenza non proprio leale. Il governo ha provato a risolvere il problema – sì, non si può negare che sia un problema – con un emendamento blitz alla legge di Stabilità: cedolare secca con prelievo automatico del 21%. Un provvedimento accantonato in meno di 24 ore, probabilmente perché qualcuno si è ricordato che tra poche settimane si vota per il referendum costituzionale. Una soluzione «troppo semplicistica» - dice a La Stampa il country manager italiano di Airbnb Matteo Stifanelli -. Si era configurata più come web tax che altro. Avrebbe imposto a noi di conoscere in anticipo la situazione fiscale delle persone, ma noi - obietta - non siamo un braccio dell’Agenzia delle entrate».

Ad oggi però proprio l’Agenzia delle Entrate e i Comuni che devono riscuotere la tassa di soggiorno hanno pochi strumenti per verificare se le norme fiscali vengono rispettate. Gli host che presentano la dichiarazione di inizio attività infatti sono solo una parte, spesso piccola, rispetto al totale. A Bergamo, ad esempio, secondo uno studio di Ascom gli irregolari sono circa il 30%. Che difficilmente pagano le tasse e ancor più difficilmente versano la tassa di soggiorno nelle casse di Palafrizzoni. Alcune città hanno provato a stringere alleanze con Airbnb per riscuotere direttamente la tassa, ma finora non si è andati oltre gli annunci.

In questa infografica ecco tutti gli host Airbnb della città di Bergamo.

In attesa che il governo capisca come intervenire, qualche paletto è già stato messo dalle Regioni. La Lombardia ha approvato la nuova legge sul turismo a settembre 2015 e un anno dopo sono arrivate tutti gli obblighi che devono essere rispettati anche da chi vuole affittare la propria casa per brevi periodi.La regolamentazione è stata chiesta a gran voce da Federalberghi e lo scorso 5 agosto, dopo una discussione durata mesi, è arrivato il via libera. Il regolamento attuativo numero 7 approvato il 5 agosto 2016 parla esplicitamente di alloggi «per una durata non superiore ai trenta giorni». La Regione considera «non imprenditoriale» l’attività se gli appartamenti sono al massimo tre e se l’attività è occasionale.

Gli host bergamaschi devono quindi rispettare una serie di regole ben precise. Ecco quelle più importanti: comunicazione d’inizio attività al Comune, prezzi massimi esposti chiaramente nei locali, in lingua italiana e almeno in altre due lingue straniere. Denuncia dell’identità degli ospiti all’autorità di pubblica sicurezza (questura o carabinieri), obbligo di stipulare una polizza assicurativa. E poi ancora il rispetto delle normative sull’energia, l’acqua e il riscaldamento. Posti letto: uno ogni 8 mq fino a 48 mq, uno ogni 12 mq fino ai metri quadri successivi (fino a 84 mq), uno ogni 14 mq per i successivi metri quadri. La cucina deve avere almeno due fuochi e 1,50 metri di larghezza. Il frigorifero deve essere capiente almeno 130 litri (fino a tre posti letto) o almeno 200 litri (oltre tre posti letto). E’ obbligatorio anche che vi siano sedie aggiuntive per eventuali ospiti. Tra le varie dotazioni, il regolamento obbliga anche a fornire un bollitore elettrico. E in soggiorno, tra divano e poltrone, almeno tre sedute. In camera non può mancare il comodino con lampada, lo specchio e il cestino. Sul bidet in bagno – punto su cui c’è stato parecchio dibattito – è stata concessa una deroga ma solo per «impossibilità tecnica». È indispensabile invece il tasto per la chiamata d’allarme. Per tutti gli apparecchi presenti nella casa vanno messi a disposizione manuali in italiano e in inglese. Il regolamento è chiaro, le sanzioni per ora no anche perché finora non si hanno notizie di sopralluoghi o controlli a tappeto nei confronti degli host bergamaschi.

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