Infortuni sul lavoro, Bergamo terza
«Serve ancora più prevenzione»

Non si può abbassare la guardia sulla salute e sicurezza sul lavoro in Lombardia. Nel 2016 sono stati 116.049 gli infortuni denunciati all’Inail, con un calo pressoché impercettibile dello 0,01% rispetto all’anno precedente (116.068 le denunce).

Più sensibile il calo dei casi mortali: 86 nel 2016 contro i 124 del 2015. Il dato dello scorso anno è, però, identico al 2014 (sempre 86). È quanto emerge dall’elaborazione condotta dal dipartimento Salute e sicurezza della Cisl Lombardia sulla base dei dati forniti dalle Ats (ex Asl) alla Regione e delle denunce inviate all’Inail al 31 dicembre 2016.

«Siamo molto preoccupati, il dato relativo agli infortuni sul lavoro evidenzia con forza che l’obiettivo “infortuni zero” è ancora assolutamente lontano dall’essere raggiunto e richiama la necessità di potenziare gli interventi per la prevenzione», commenta Paola Gilardoni, segretario regionale Cisl Lombardia con delega al Welfare.«Il lieve calo dei casi mortali – aggiunge - non lascia spazio a rassicurazioni. Tra le cause che hanno fatto scaturire l’evento, purtroppo, la maglia nera, anche per quest’anno, è di gran lunga quella legata alla caduta dall’alto del soggetto e questo ci deve far riflettere sulla necessità di sostenere gli interventi di prevenzione, a partire dalle azioni sull’organizzazione del lavoro, e potenziando l’informazione e la formazione dei lavoratori».

Analizzando i dati relativi agli infortuni, la parte da leone la giocano industria e servizi, con 75.440 infortuni denunciati, seguiti dal settore pubblico (conto stato) con 17.660 casi e dall’agricoltura (3.131). Milano si conferma il territorio più coinvolto, con 38.480 denunce, seguito da Brescia (15.746) e Bergamo (13.956)

Per quanto riguarda i casi mortali, l’analisi approfondita può essere al momento effettuata solo per i dati forniti da Regione Lombardia, in quanto i dati Inail riguardano esclusivamente le denunce e quindi pratiche non ancora valutate dall’ente competente. Sugli 86 totali sono 40 i casi presenti nel registro regionale. Al primo posto sempre il settore delle costruzioni (12 casi), nonostante la situazione di semi immobilità della cantieristica edile, seguito dall’industria (9) e dall’agricoltura 8. Quanto alla nazionalità, la stragrande maggioranza dei casi (77,5%) riguarda cittadini italiani.

Alla voce «età anagrafica» troviamo 15 casi (sui 40 totali) tra i 51 ed i 60 anni di età, e 5 casi tra i 61 i ed i 70 anni. I casi di incidenti a persone oltre i 71 anni risultano essere 4. «Questi dati confermano la necessità di quanto sia opportuno aprire una riflessione, a partire dagli interventi in tema di salute e sicurezza, relativamente gli effetti dell’evoluzione demografica sul mondo del lavoro, stante le ricadute dell’oggettivo invecchiamento della popolazione lavorativa, al fine di assicurare il benessere della persona che lavora nell’arco di tutto il ciclo di vita», commenta Paola Gilardoni.

Tra le aree più interessate da infortuni mortali presenti nel registro regionale troviamo Brescia, con 9 casi, seguita da Città Metropolitana e Insubria (6), Bergamo e Brianza (5), Val Padana (Cremona e Mantova) con 4, Pavia (3) e Montagna (Sondrio, Vallecamonica e Alto Lario), con 2. Infine, il rapporto di lavoro dei singoli infortunati: in 15 casi (su 40) sono coinvolti i titolari (con o senza dipendenti), i soci (anche di cooperative) e i pensionati o altre forme di rapporto di lavoro, mentre gli eventi occorsi a lavoratori a tempo indeterminato risultano essere 13 casi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA