Cronaca / Bergamo Città
Sabato 09 Gennaio 2021
Indice Rt in risalita: da lunedì zona arancione
A Bergamo venerdì 6 morti, 133 in Lombardia
Covid, situazione in peggioramento per la Lombardia che ha rischiato di finire in area rossa. Zona arancione fino al 15 gennaio con altre 4 regioni.
Nel tourbillon dei colori che ormai segna i giorni delle nostre vite in tempo di Covid doveva essere un passaggio quasi fugace. Una parentesi arancione di un fine settimana che invece si è trasformata in un assetto stabile, almeno fino al 15 gennaio, quando è atteso un nuovo Dpcm. Ma considerato che la divisione rosso-arancione-gialla del Paese non pare in discussione (semmai i livelli dei parametri, ma in senso restrittivo) e che il periodo d’osservazione è di almeno 2 settimane consecutive sotto soglia per poter scendere di fascia, facile che questa zona arancione duri per un po’. Già, da oggi la Lombardia torna di questo colore, e si sapeva: solo che lunedì si prosegue e non si passa in giallo come previsto in precedenza. Con tutte le conseguenze del caso, ben illustrate in questa tabella. Cosa è successo? Quello che purtroppo era nell’aria. «Nel periodo 15-28 dicembre l’indice di trasmissibilità Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,03 (range 0,98 - 1,13), in aumento da quattro settimane e per la prima volta, dopo sei settimane, sopra quota 1» spiega l’Istituto superiore della sanità. Inoltre «si osserva un peggioramento generale della situazione epidemiologica nel Paese. L’incidenza a 14 giorni torna a crescere dopo alcune settimane di decrescita, aumenta anche l’impatto della pandemia sui servizi assistenziali e questo si traduce in un aumento generale del rischio». E il concetto è confermato, purtroppo, dal numero delle vittime: ieri sono state 6 nella Bergamasca e ben 133 in Lombardia.
Dati Rt alla mano ci sono così 5 Regioni che da lunedì passano in zona arancione: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Calabria e Sicilia. Tutte le altre restano in giallo, nessuna va nella rossa. A far scattare la zona arancione sono state le modifiche introdotte con il decreto del 5 gennaio, che hanno abbassato la soglia dell’Rt che determina il posizionamento nelle fasce: con Rt superiore a 1,25 anche nel valore minimo e rischio moderato si passa in zona rossa, con Rt ad 1 si va in arancione. Sotto questo livelli si resta in giallo.
Quel calcolo al centesimo
A dire la verità, alla Lombardia è mancato proprio un pelo, uno 0,01 per l’esattezza, per non finire in zona rossa. Il livello più alto registrato nella nostra regione è stato 1,27, ma per valutare il dato complessivo del Rt non si tiene conto del valore medio, ma di quello inferiore tra i due che servono a calcolare la media. E quello della nostra regione è 1,24: 0,01 sotto la soglia. Poco, pochissimo, un niente, ma sufficiente a restare almeno in zona arancione.
L’ordinanza, firmata dal ministro della Sanità, Roberto Speranza, rimane in vigore fino a venerdì 15 febbraio, nell’attesa del nuovo Dpcm, anche se dal ministero non escludono proroghe. Di certo si va tendenzialmente verso un irrigidimento ulteriore della normativa.
Un piccolo passo indietro, con il decreto di Natale (e provvedimenti successivi) nelle ultime due settimane il nostro Paese è rimasto in zona gialla dal 21 al 23 dicembre e il 7 e 8 gennaio, seppure «rafforzata»: rossa dal 24 al 27 dicembre, dal 31 dicembre al 3 gennaio, il 5 e 6 gennaio. Infine arancione dal 28 dicembre al 30, il 4 gennaio, oggi e domani e a questo punto da lunedì ad almeno venerdì prossimo. Un discreto delirio di variazioni cromatiche. E non solo.
«Pochi margini di discussione»
«Purtroppo i dati che la Regione ci ha mostrato lasciano poco spazio alla discussione» il commento del sindaco Giorgio Gori. «L’indice regionale è passato da 1 a 1,27 in poco più di una settimana e solo un “tecnicismo” consentirà alla Lombardia di essere arancione e non rossa con uno scarto dello 0,01» In pratica il fatto che il valore minimo del Rt è comunque sotto l’1,25 per un nonnulla. «In tutte le province si assiste ad una ripresa dei contagi, anche se Bergamo continua ad essere quella che presenta i dati meno preoccupanti», conclude il sindaco.
«La semplice definizione dei colori e delle relative fasce, basata su valutazione che spesso cambiano con frequenza molto rapida vanno nella direzione opposta a quello che chiedono i cittadini e le imprese creando solo incertezze e danni economici rilevantissimi» è invece la considerazione di Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia.
Da qui la richiesta di «porre in essere, su scala nazionale, un modello che vada oltre a valutazioni settimanali e comunque basate sul breve periodo» Qualcosa di «più consolidato in grado di garantire certezze in ogni ambito». Un tema che le Regioni metteranno sul tavolo del governo in vista del nuovo Dpcm atteso da qui ad una settimana: «Con il sistema delle fasce si evita il lockdown» è la prima risposta a stretto giro di posta del ministro per gli Affari generali, Francesco Boccia. Ma le Regioni ora chiedono qualcosa di più stabile. E non sono le sole.
© RIPRODUZIONE RISERVATA