Inchiesta Fiera, Bagini resta sospeso
«Tentò di ridimensionare i fatti»

«La disinvoltura mostrata» nel caso Promoberg (l’ente a partecipazione pubblica che gestisce la Fiera di Bergamo) «restituisce la pericolosità dell’odierno ricorrente rispetto alla commissione di ulteriori reati della stessa specie nella propria veste di commercialista (ruolo nel quale è possibile avere contezza di illeciti fiscali da parte dei clienti), da cui discende anche ulteriore pericolo di inquinamento probatorio».

È un macigno l’ordinanza del tribunale del riesame di Brescia piombata il 7 agosto sul capo di Mauro Bagini, 81 anni, l’ex presidente del collegio sindacale di Promoberg finito indagato per favoreggiamento con i colleghi Gianfranco Ceruti (ex presidente della Provincia e di Teb) e Pierluigi Cocco nell’inchiesta dei pm Silvia Marchina ed Emanuele Marchisio che a luglio ha portato all’arresto dell’ex direttore di Promoberg Stefano Cristini (è tuttora ai domiciliari per peculato con l’accusa di essersi attribuito un secondo stipendio tramite indebiti rimborsi spese intestati a ignari dipendenti) e alla sospensione dall’incarico di segretario generale dell’ente Luigi Trigona.

A Bagini, nello specifico, si contesta di «aver aiutato gli altri indagati a eludere l’attività investigativa, prestando consapevolmente e personalmente il proprio aiuto nell’alterare le risultanze contabili dell’ente, in modo da fa apparire giustificati i prelievi di contanti dalle casse dell’ente medesimo». In parole povere, secondo l’accusa, quando Cristini si sarebbe rivolto a lui, Bagini, anziché comportarsi da organo terzo, avrebbe adottato un approccio che il Riesame definisce «benevolo». A riprova i giudici citano un’intercettazione ambientale del 15.5.19: «Io ho fiducia in quello che ci dirà Cristini», anche se «la cosa è molto antipatica»