Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 08 Novembre 2017
In pensione a 67 anni? Non per tutti
15 categorie esentate: ecco chi sono
Stop dell’aumento a 67 anni dell’età di pensione dal 2019 per 15 categorie di lavori gravosi: le 11 già fissate dall’Ape social (tra cui maestre, infermieri turnisti, macchinisti e edili) e altre 4 (agricoli, siderurgici, marittimi e pescatori).
Il governo porta sul tavolo tecnico con i sindacati a Palazzo Chigi la proposta per dare una prima risposta alla questione dell’adeguamento automatico dell’età di uscita all’aspettativa di vita. Si tratta di una platea di 15-20 mila persone, pari a circa il 10% dei pensionamenti stimati per il 2019. I sindacati si dicono critici, considerando ancora “insufficiente» la proposta. Il confronto comunque va avanti, con appuntamenti già fissati per giovedì e lunedì prossimo. Ma il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan spiega che «non si possono toccare i pilastri» perché «sarebbe un rischio per l’intero sistema Paese» bene identificare i lavori gravosi da esentare ma «il meccanismo di adeguamento dell’età può essere migliorato in modo marginale». Prende, intanto, forma l’idea di mettere in piedi una commissione scientifica ad hoc (formata da più ministeri ed istituti come l’Inps e l’Inail) per calcolare in maniera puntuale la diversa speranza di vita in base ai diversi lavori.
La commissione potrebbe operare fino a giugno-settembre. Un’operazione che l’Inps appoggia e che sarebbe pronto ad avviare per fornire i dati «entro giugno», come affermato dallo stesso presidente Tito Boeri.
Mentre l’Istituto di previdenza ribadisce il no allo stop dell’adeguamento per tutti. E arriva il monito di Bankitalia e Corte dei Conti, sulla necessità di fare attenzione a intervenire sul sistema previdenziale e quindi a non mettere a rischio la sostenibilità finanziaria.È «importante non fare passi indietro», avverte la Banca d’Italia, perché nel lungo periodo la sostenibilità delle finanze pubbliche «poggia, in larga misura, sulle riforme pensionistiche introdotte in passato». Dunque, mantenere «l’equilibrio» pensionistico «è una priorità assoluta”: questo però «non vuol dire che non ci possano essere aggiustamenti su singoli casi», ma «l’importante - ribadisce Palazzo Koch - è preservare la stabilità complessiva». Sulla stessa linea la Corte dei Conti: fatta la premessa sugli equilibri da tutelare, gli interventi devono essere «disegnati in maniera tale da limitare la platea dei destinatari alle situazioni di effettivo disagio». Inoltre, suggeriscono i magistrati contabili, le misure come l’Ape social vanno articolate «nel modo più chiaro possibile per favorirne la celere implementazione».
Boeri insiste sul fatto che non bisogna bloccare l’aumento dell’età di pensione legato all’aspettativa di vita, piuttosto bisognerebbe rivedere il meccanismo dello scatto prevedendo «cambiamenti annuali» e non triennali o biennali, in modo che l’adeguamento sia graduale. Per i sindacati, invece, i divari sono ancora da colmare.
zSiamo ancora su posizioni distanti: se queste restano le condizioni non ci consentiranno neppure di rilanciare» al tavolo delle trattativa, afferma il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, al termine dell’incontro a palazzo Chigi. «Ci auguriamo che le cosi cambino», aggiunge. «La proposta del governo per bloccare l’età di pensionamento non è sufficiente», afferma anche il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti. La proposta «non è sufficiente per un’intesa, ma rispetto a ieri ci sono passi in avanti: fino a quando la trattativa, che è difficile, è aperta c’è speranza», è il giudizio più possibilista del segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni. Domani pomeriggio è peraltro prevista una riunione unitaria tra Cgil, Cisl e Uil, per fare una valutazione comune, in vista dei nuovi incontri, che punterebbe a definire una controproposta sindacale da mettere sul tavolo con il governo.
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