«In Lombardia evitate luoghi affollati»
Terrorismo: l’audio virale è una bufala

Un messaggio audio con un falso annuncio di attentati in Lombardia è stato diffuso in queste ore attraverso WhatsApp e mail, e forse altri social network, arrivando anche ai media.

Il messaggio invita ad evitare di frequentare da oggi a domenica luoghi affollati o di aggregazione al coperto e anche all’aperto, fra cui centri commerciali, in alcuni comuni della Lombardia. Nel cosiddetto «fake» un uomo, pur non esplicitamente, sembra spacciarsi per un appartenente alle forze dell’ordine o in qualche maniera farvi riferimento. Ovviamente il messaggio è stato ritenuto inattendibile dagli investigatori che non hanno rilevato nessun elemento credibile.

In Italia il fenomeno della radicalizzazione e dei foreign fighters ha «una dimensione numerica minore» che in altri paesi, ma il problema non si può sottovalutare e va affrontato in tutta la sua complessità, tenendo ben presente che «i percorsi di radicalizzazione si sviluppano soprattutto nelle carceri e nel web” ed è lì che bisogna agire. È l’indicazione arrivata dal premier Paolo Gentiloni dopo un vertice su sicurezza, migranti e Libia a Palazzo Chigi insieme ai ministri degli Esteri Angelino Alfano, dell’Interno Marco Minniti, della Difesa Roberta Pinotti.

Affrontare il problema dei flussi migratori, ridisegnare la mappa dei Cie e parallelamente intervenire contro il rischio terrorismo lavorando sugli ambienti in cui prolifera, sono temi ovviamente molto alti nell’agenda di governo. Mantenendo fermo un punto di fondo, ribadito in modo netto dal premier: «La minaccia non autorizza a fare equazioni improprie tra migrazione e terrorismo». E la «bussola su cui si muove il governo» richiede da un lato «politiche migratorie sempre più efficaci, che coniughino attività umanitaria e accoglienza» e dall’altro e «politiche di rigore e di efficacia nei rimpatri».

Le politiche migratorie sono in queste ore oggetto di un ripensamento delle strategie. Minniti punta a una rete di Cie più piccoli distribuiti sul territorio, un piano da condividere con gli enti territoriali e in parlamento. Sul fronte terrorismo, sono carcere e web i principali canali da monitorare. Al di là delle schermaglie politiche, l’azione da condurre è complessa e non si può portare avanti solo su scala nazionale, serve «una cooperazione internazionale tra governi e grandi provider», sottolinea Minniti. Sul tema ha lavorato negli ultimi 4-5 mesi una commissione di studio che oggi Gentiloni e Minniti hanno incontrato. «Negli ultimi anni si è assistito alla crescita di una embrionale comunità jihadista italiana sul web, ed in particolare su alcuni social network», si legge in un documento di sintesi messo a punto dal gruppo di lavoro guidato dal professor Lorenzo Vidoni. L’esperto segnala «un crescente numero di donne e di minori che si radicalizzano» e indica in poco più di 100 il numero dei jihadisti provenienti dall’Italia, una cifra inferiore rispetto ai foreign fighters registrato in altri Paesi europei, anche se con una tendenza di lieve aumento. Quali saranno le evoluzioni è difficile prevederlo e la commissione lo segnala. Ma sebbene «le misure tradizionalmente utilizzate dall’antiterrorismo, quali arresti ed espulsioni – si legge nel report - si siano dimostrate estremamente efficaci nel prevenire atti di terrorismo nel nostro Paese, è ormai opinione largamente condivisa che tali strumenti debbano essere affiancati da politiche volte a prevenire la radicalizzazione stessa attraverso azioni non repressive».

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