«Il virus già qui da gennaio, in incognito»
I dati di uno studio: primo caso a Curno

Lo studio di un gruppo di ricerca di Regione, Ats e Asst lombarde sulla diffusione ben prima del 20 febbraio quando è stato individuato il «paziente uno» di Codogno. È di Curno il primo caso accertato nella nostra provincia.

Il 1° gennaio è già nel Basso Lodigiano, da noi arriva qualche giorno dopo: il primo malato accertato di Covid-19 in Bergamasca accusa i primi sintomi tra il 15 e il 25 gennaio. È di Curno.

In quelle due settimane il virus non corre, il numero dei contagiati (inconsapevoli) sale lentamente e, soprattutto, nessuno sa che il coronavirus è in Italia. Anzi, non si sa quasi nulla in giro per il mondo: Wuhan esplode a fine gennaio.

Dal 25 gennaio al 5 febbraio, quando il «caso 1» di Codogno è ancora ben lontano dall’essere individuato, i paesi «infettati» nella provincia di Bergamo salgono a cinque: a Curno si aggiungono Gazzaniga, Ponte Nossa, San Giovanni Bianco. E Alzano, che già entra nel range dei Comuni che hanno tra i due e i cinque casi di persone contagiate. Stop.

Il virus prende la rincorsa e in 10 giorni tra il 5 e il 15 febbraio il «cluster» bergamasco comincia a montare, accendendosi in particolare nei paesi della bassa Valle Seriana. C’è già anche a Bergamo città. Mentre il contagio cresce e corre, nulla ancora si sa della sua presenza in Italia: il 20 febbraio, il giorno in cui una dottoressa di Codogno ha l’intuizione ed esegue il tampone - positivo - sul 38enne, la mappa della Lombardia è già quasi tutta disseminata di persone infettate. Ma nessuno ancora lo sa.

Le mappe a scaglioni temporali che ripercorrono il viaggio in incognito del coronavirus in regione, sono l’esito finale del report «La prima fase dell’epidemia di Covid-19 in Lombardia», fotografata da un gruppo di ricerca coordinato da Danilo Cereda (Direzione generale Welfare, Regione Lombardia), Marcello Tirani (Dipartimento di igiene e medicina preventiva, Ats Pavia) e Francesca Rovida (Fondazione Irccs, Policlinico San Matteo di Pavia), con la collaborazione di vari studiosi, istituti di ricerca, Ats e Asst lombarde, tra cui medici al fronte nella Bergamasca.

Il dubbio che il virus fosse in circolo da ben prima del 20 febbraio è noto. A confermare che circolasse è questo studio che ha analizzato i primi 5.830 casi accertati di Covid-19 in Lombardia, registrati tra i primi di gennaio e l’8 marzo. Com’è possibile avere la certezza che una persona sia stata contagiata se prima del 20 febbraio non si facevano tamponi? Non è possibile. Infatti i tamponi sono stati fatti dopo. Sono risultati positivi, e ai pazienti è stato chiesto di risalire ai primi sintomi e alla data approssimativa in cui hanno iniziato a star male. Ed è così che i ricercatori hanno confermato che il virus era già qui da inizio anno, liberamente circolante come la popolazione era libera di circolare e, purtroppo, di infettarsi. A una velocità di diffusione sempre maggiore, che nella nostra provincia è arrivata a essere superiore di quella degli altri due «cluster» analizzati, Codogno e Cremona: l’analisi dice che i casi a Bergamo raddoppiavano in 3.1 giorni, contro i 3.4 di Cremona e i 3.5 di Codogno.

Il quadro disegnato dal report conferma che prima del 20 febbraio e del «paziente uno», i casi accertati (solo quelli accertati, dunque di persone sottoposte a tampone) in Lombardia erano complessivamente 388. In Bergamasca erano già 91, a Lodi 132, a Cremona 59 e a Brescia 38. Le mappe a colori che fotografano la diffusione del virus tra gennaio e la prima metà di febbraio indicano che i «focolai» erano in atto nel Lodigiano, nel Cremonese e nella Bergamasca, dove l’epidemia si è allargata a velocità esponenziale: l’indice riproduttivo del virus (R zero a inizio focolaio) è rimasto basso ai primi di gennaio per poi cominciare a camminare e salire vertiginosamente tra fine febbraio e marzo.

Lo studio e le mappe della diffusione del virus si fermano al 5 marzo, quando - dopo due settimane dal «caso 1» - il contagio in Lombardia è ormai esteso. Sono solo otto in tutta la regione i Comuni dove domina il rosso, ovvero quelli dove si registrano tra i 51 e i 100 casi di persone infettate: tra questi ci sono la città di Bergamo e Nembro, mentre Alzano è l’unico arancione (dai 31 ai 50 positivi).

Le conclusioni: nelle tre fasi della diffusione del virus dal 1° gennaio, la prima provincia più duramente colpita è stata quella di Lodi, mentre nella terza fase che va dal 25 febbraio al 5 marzo, Bergamo ha guidato la tragica classifica con il 25% dei casi regionali.

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