Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 27 Aprile 2020
Conte a Bergamo: siamo tutti lombardi
«Il mio grazie ai medici per quanto fatto»
L’arrivo a Bergamo alle 23, dopo le riunioni a Milano. «Domani (martedì 28 aprile, ndr) voglio continuare i miei incontri in Lombardia» ha detto subito Conte che in via Tasso, nel cortile della Prefettura di Bergamo, ha aggiunto: «Abbiamo creato un piano articolato e strutturato, ma terremo sotto controllo i dati: se la curva risalisse chiuderemo i rubinetti».
Il premier Giuseppe Conte è arrivato intorno alle 19.30 a Milano, lunedì 27 aprile, dopo essere atterrato all’aeroporto di Linate. In Prefettura ha rilasciato alcune dichiarazioni: «I cittadini scontenti del nuovo decreto? La fase 2 non è di liberazione ma di convivenza. Questo non è il momento di mollare».
La Prefettura a Milano è stata la tappa iniziale della sua prima visita in Lombardia da quando è scoppiata l’emergenza coronavirus. Conte ha incontrato il prefetto di Milano, Renato Saccone, il sindaco Giuseppe Sala, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, e Carlo Bonomi, da poco nominato presidente di Confindustria.
Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha consegnato al premier un report dei lavori del Patto per lo Sviluppo, il Tavolo istituzionale di confronto e dialogo con tutti i principali stakeholder del sistema lombardo. Tre i temi trattati nel documento relativo alla Fase 2: sostegno alle famiglie, sostegno alle imprese e trasporto pubblico locale.
«Non è questo il momento di mollare, questo governo non cerca il consenso ma cerca di fare cose giuste, anche se questo deve scontentare un gran numero cittadini. La fase 2 è quella della convivenza con il virus, non della liberazione: ce lo dobbiamo dire chiaro e forte» ha detto il presidente del Consiglio a Milano. «Abbiamo introdotto qualche allentamento, ma è chiaro che non possiamo mollare in questa fase» ha continuato e ha spiegato meglio un passaggio del decreto sulle visite ai congiunti: «Lo preciseremo nelle faq, ma non significa che si può andare a casa di amici, a fare delle feste. Si andranno a trovare persone con cui ci sono rapporti di parentela o stabili relazioni affettive» e ha ricordato che «un quarto dei contagiati è negli appartamenti».
Poi il tema delle Messe, ancora sospese: «Lavoreremo per definire un protocollo di massima sicurezza per garantire a tutti i fedeli di partecipare alle celebrazioni liturgiche, contiamo di definire questo protocollo in pieno spirito di collaborazione con la Cei». E sui bambini: «Stiamo studiano un piano per l’infanzia in cui cerchiamo di affrontare anche il tema dei centri estivi» ha detto spiegando di aver incontrato, nel pomeriggio, il Forum delle Famiglie e una delegazione di parlamentari che si occupa di questo dossier. «Lavoriamo ad ulteriori misure oltre a quelle messe in campo (bonus babysitter e congedo straordinario, ndr)», ha detto.
Al termine della riunione, Conte è partito verso Bergamo, poco dopo le 22. A Milano si sono infatti susseguiti diversi vertici per il premier: l’ultimo è stato con alcuni medici fra cui Antonio Pesenti, primario della Rianimazione del Policlinico di Milano, e Giuliano Rizzardini, direttore delle Malattie infettive dell’Ospedale Sacco.
Dopo Bergamo, Brescia. Questi incontri avvengono a due mesi esatti dall’ultimo viaggio di Conte, a Napoli.
Il presidente del Consiglio è arrivato alle 23 in Prefettura a Bergamo: all’incontro è presente, oltre al prefetto Enrico Ricci, anche il sindaco Giorgio Gori e una rappresentanza di medici e dirigenti della sanità bergamasca: Massimo Giupponi, direttore generale di Ats Bergamo, il direttore dell’Asst Papa Giovanni XXIII Maria Beatrice Stasi, Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo e Simonetta Cesa, direttrice della Direzione delle Professioni sanitarie e sociali del Papa Giovanni XXIII.
«Domani (martedì, ndr) voglio continuare i miei incontri in Lombardia: sarò a Lodi e Piacenza» ha detto subito Conte che ha aggiunto in via Tasso, nel cortile della Prefettura di Bergamo: «Abbiamo creato un piano articolato e strutturato, ma terremo sotto controllo i dati: se la curva risale chiuderemo i rubinetti». Il premier sarebbe voluto andare anche a Codogno e Lodi già nella serata di lunedì, per poi raggiungere Piacenza ma dato l’orario sono stati riorganizzati gli incontri.
«La situazione in Lombardia è critica, faticosa, è stata molto sofferente. Lo è in tutto il Paese, non solo in Lombardia. Siamo tutti lombardi, non c’è da fare distinzioni. Quello che ora farò - ha detto entrando in Prefettura - è ringraziare i medici per il lavoro svolto in queste settimane». Il premier è stato incalzato anche sulla zona rossa: ««Per quanto riguarda la zona rossa nei due comuni bergamaschi (Alzano e Nembro, ndr), nel momento in cui era stata proposta, è stata subito considerata e ho chiesto di esaminare le ragioni, sulla base però di un contagio già diffuso non solo nei due Comuni ma anche a Bergamo e in tutta la Lombardia. Per questo alla fine è stato deciso di estendere la zona rossa a tutta la Lombardia» ha detto Conte che ha aggiunto e ribadito: «Abbiamo subito chiesto un approfondimento al Comitato scientifico e la sera del 5 marzo ho ricevuto la relazione, il 6 mi sono precipitato alla Protezione civile e la sera del 7 marzo ho firmato il Dpcm che estendeva la zona rossa a tutta la Lombardia».
Il presidente del Consiglio ha parlato poi della Fase 2: «Il Paese non può reggere un lockdown infinito. Ci avviamo all’allentamento con tutte le garanzie di sicurezza e sulla base di un piano ben strutturato dove si potrà intervenire, se necessario, sulla base di parametri predefiniti, qualora la curva dovesse risalire - ha spiegato -. La curva epidemiologica può avere un tot numero di casi un giorno e di più quello dopo, dunque va attentamente monitorata. Anche per il paziente uno, che sembrava ben circoscritto, poi abbiamo assistito allo scoppio di un focolaio. Dunque l’allentamento non può dipendere dal numero di contagiati di un singolo giorno, ma dall’osservazione di una curva più lunga nel tempo, dove si possa di nuovo intervenire in caso di risalita dei contagi».
Intorno alle 23.45 è uscito dalla prefettura il sindaco Gori: «Ho chiesto al premier impegno per le famiglie, il reddito di emergenza - ha detto -, misure a fondo perduto per le imprese e chiarezza su produttori mascherine». Il presidente del Consiglio, al suo arrivo a Bergamo, aveva ribadito: «Voglio fare il giro delle situazioni più critiche per portare solidarietà a chi è stato ed è ancora in prima linea: siamo ancora in una situazione critica».
Un confronto con i giornalisti anche sulle attività in ripresa: «Rischioso andare in fabbrica? - si chiede a Conte -. Non c’è un paradosso nella misura in cui abbiamo stipulato dei protocolli di sicurezza rigorosissimi: per le fabbriche, dopo 18 ore di lavoro con le parti sociali e con le raccomandazioni del Cts, abbiamo il 14 marzo definito un protocollo di sicurezza poi successivamente integrato l’altro giorno. Vale anche per mezzi di trasporto e cantieri», ha aggiunto Conte che ha raggiunto Brescia intorno all’una di notte, mentre martedì mattina ha confermato la sua presenza a Codogno e Lodi. Il premier ha lasciato la Prefettura di Bergamo intorno a mezzanotte e mezza.
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