Il pellegrinaggio con il vescovo Beschi: «La famiglia è un dono prezioso»

LA TAPPA A VÉZELAY. I pellegrini con il vescovo Beschi hanno visitato la basilica che ispirò il libro «Il Codice Da Vinci». Ma qui c’è il Vangelo, non i segreti. Don Pezzoli: «Tra Maria Maddalena e Gesù incontro fatto di bene e familiarità».

Le antiche chiese romaniche affascinano per le linee architettoniche semplici e pulite, per quelle geometrie il cui significato supera le leggi fisiche. Dietro i calcoli di ingegneri e architetti si celano contenuti e numeri che catalizzano l’attenzione e le emozioni dei pellegrini. La basilica di Vézelay, posizionata sulla sommità di una collina della Borgogna in Francia, dove ieri hanno fatto tappa i 200 bergamaschi in pellegrinaggio con il vescovo Francesco Beschi, si pone alla perfezione in questa categoria. Non a caso lo scrittore Dan Brown si ispirò a questo capolavoro Patrimonio dell’Unesco, noto per le reliquie di Maria Maddalena, per scrivere il best seller «Il codice Da Vinci».

Un libro affascinante ma fondato su storie inventate che sono state costruite su una storia vera: da Vézelay San Bernardo predicò la seconda crociata nel 1146 e sempre da qui re Riccardo Cuor di Leone e Filippo II partirono per la Terza; inoltre la basilica è all’inizio della via Lemovicense, una delle quattro strade francesi che fanno parte del Cammino di Santiago di Compostela, e si sa che i protettori dei pellegrini in cammino verso San Giacomo di Compostela erano i Templari. Maria Maddalena più Templari più crociate uguale mistero: non potevano esserci migliori ingredienti per far soldi con un libro.

In realtà Vézalay è espressione di un testo ben più antico e credibile che si chiama Vangelo. Tutti i bassorilievi con figure fantastiche e il percorso di luce proiettato dal sole nella navata centrale hanno significati teologici chiari. Così è anche per la discussa figura di Maria Maddalena. Lo ha confermato don Pasquale Pezzoli, parroco di Santa Caterina e docente di Sacra Scrittura: «Il Vangelo ci dice che Maria Maddalena era nel gruppo di donne che seguiva Gesù aiutandolo e che era stata guarita da sette demoni. Non sappiamo con precisione cosa significhi esattamente quest’ultima sottolineatura, però certamente questa donna si sentiva liberata, era particolarmente riconoscente, per questo voleva bene a Gesù. E non c’è da pensare ad altro».

Un atteggiamento molto umano: a quanti di noi non capita di essere riconoscenti verso qualcuno che ci ha aiutato e di provare uno stato di felicità dopo una malattia. E per chi è cristiano corrisponde spesso a uno stato di grazia che fa riscoprire la fede e un rapporto più stretto di affetto verso Gesù. «Quindi ci basta quel che dice il Vangelo – ha detto don Pezzoli – e la riconoscenza spiega anche il secondo episodio, quando Gesù risorto appare la prima volta a lei. E lasciatemi dire che questo passaggio ha un valore storico perché a quei tempi la donna non era considerata». Inizialmente Maria Maddalena non lo riconosce, lo scambia per il giardiniere. «Non lo riconosce con gli occhi del corpo ma con quelli della fede, lo riconosce solo quando viene chiamata per nome, allora riconosce la persona a cui vuole bene. È un incontro di bene e familiarità, questa è la fede. È una versione stupidotta – si sbilancia don Pezzoli – pensare che fosse la moglie. Maddalena gli consegna il cuore e lo vede ovunque, tutto parla di lui». Un incontro di familiarità, di affetti che si alimentano nei nuclei famigliari.

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E proprio del valore della famiglia ha parlato il vescovo Francesco Beschi durante l’omelia della Messa celebrata per i pellegrini nella basilica di Vézelay. «Gesù ha valorizzato la vita famigliare, una comunità di vita e amore. La famiglia è un dono prezioso, provvidenziale e divino per l’intera umanità». Oggi la famiglia si realizza in tante forme diverse, ma tutte hanno in comune la semplice vita famigliare di tutti i giorni. «Facciamo che questa vita – ha detto monsignor Beschi – faccia trasparire la vita di Dio. Ogni gesto della vita famigliare è abitato da Dio, lo troviamo nella vita quotidiana».

Al termine della Messa, il vescovo Beschi ha consegnato a ogni pellegrino una copia della Medaglia miracolosa legata a Caterina Labouré, la Santa delle Figlie della carità che i bergamaschi avevano visitato durante le giornate a Parigi. La consegna è stata volutamente posticipata dopo il passaggio sul cantiere di Notre-Dame «perché – ha detto don Gianluca Salvi al vescovo usando una metafora – anche lei ha aperto un grande cantiere: il santuario della preghiera».

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