Il paracadutista in caduta libera torna
a lanciarsi in una vita senza dipendenze

«Prima di poter volare, l’anima deve fare un bagno di polvere, come gli uccelli» scrive la poetessa Maura Del Serra. Nella vita di Ettore Provenzi ci sono anni di buio e di polvere ma anche tanto coraggio, che pian piano gli ha fatto riconquistare nuove ali.

Non solo perché è stato paracadutista della Folgore e dopo tanti lanci ha una certa familiarità con il cielo, ma perché ha fatto tesoro delle difficoltà che ha vissuto, e ora mette il suo lavoro e la sua testimonianza a servizio degli altri, prima di tutto giovani disabili e ragazzi delle scuole. A volte, dice ora Ettore, serve una metamorfosi per trovare la propria dimensione: «Pochi lo ricordano ma la Ferrari, all’inizio, era gialla – racconta Ettore, vero appassionato di Formula 1 –. Ha dovuto cambiare colore e forma prima di diventare la scuderia di successo che è oggi». Porta lo stemma della casa di Maranello dappertutto: sul portaocchiali, sul marsupio, perfino tatuato sul braccio. Sente che in fondo la sua storia procede allo stesso modo, tra sconfitte cocenti e vittorie esaltanti, e negli ultimi quattro anni ha cambiato completamente, oltre al colore e alla forma, anche ritmo e direzione.

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