Humanitas, voci e storie dall’ospedale
Anche nei giorni di festa continua la lotta

Il lavoro non si ferma mai, le storie non si fermano mai. Sulle piattaforme musicali le testimonianze di medici, infermieri e pazienti di Humanitas Gavazzeni. E dei big di sport e spettacolo.

Un diario continuo, in costante aggiornamento, scritto a più mani. Humanitas lancia il podcast «Humanitas Voice: le storie dal fronte della cura» che rilancia sulle principali piattaforme musicali – Spreaker, Spotify e Deezer per citarne alcune – le voci di chi, il coronavirus, lo sta combattendo in prima linea da settimane.

Medici, infermieri, personale ausiliario, staff, tecnici, ingegneri, informatici, studenti universitari hanno registrato la loro testimonianza raccolta negli ospedali del gruppo Humanitas, a Bergamo, Rozzano, Milano, Torino e Castellanza: testimonianza che ora tutti possono ascoltare. «Siamo stati catapultati in una realtà che nessun libro ci aveva preparato ad affrontare» racconta un’infermiera del gruppo nel podcast, «le mascherine ci hanno insegnato a sorridere con gli occhi» le fa eco un chirurgo. «Alle sei del pomeriggio arriva il test: positivo. Mi mandano a casa. Non volevo crederci. Sono andata via piangendo e sbattendo le porte. Sono tutt’ora in quarantena, sono arrabbiata, sto bene, voglio e devo tornare. Il Covid non ha capito con chi ha a che fare»: è solo un frammento del racconto di uno dei medici del pronto soccorso che si può ascoltare negli audio a disposizione.

E fra le voci raccolte per l’iniziativa ci sono anche quelle di volti noti dello sport e dello spettacolo – Sofia Goggia, Javier Zanetti, Amadeus, Fiorello, Gerry Scotti, Antonella Clerici, Massimo Boldi – ma anche dei giornalisti che da settimane raccontano la cronaca ai tempi del coronavirus. Tutti potranno ascoltare gli audio caricati sulle piattaforme, inclusi i pazienti ricoverati. «Nelle voci dei professionisti al fronte ospedaliero – fanno sapere da Humanitas – non c’è solo la fatica, ma anche lo stupore di vedere come l’emergenza abbia spinto ogni persona a dare il massimo. Storie di chi resiste e di chi spera».

Ecco alcuni estratti dai podcast

«Alle sei del pomeriggio arriva il test: positivo. Mi mandano a casa. Non volevo crederci: 14 giorni di malattia […]. Sono andata via piangendo e sbattendo le porte. Sono tutt’ora in quarantena, sono arrabbiata, sto bene, voglio e devo tornare. Il Covid non ha capito con chi ha a che fare». – M. Aloise, Medico di Pronto Soccorso.

«Nel giro di pochissimi giorni ci ritroviamo al centro del peggior focolaio epidemico d’Italia: Bergamo. […] A noi chirurghi generali viene affidato l’avamposto: il Dipartimento di Emergenza. In quella che veniva chiamata Osservazione Breve Intensiva, i posti letto in una giornata da otto diventano dieci, poi quattordici, poi venti. Dopo quasi quarantotto ore arriviamo a quaranta pazienti acuti da trattare contemporaneamente». – G. Quartierini, Chirurgo Generale.

«Mi trovo al totem del day hospital oncologico, sento la mascherina come un muro sottile che mi separa dai pazienti; non vedere completamente il loro viso mi permette di focalizzarmi sul loro sguardo, preoccupato ma con la speranza che gli dà la forza di “uscire di casa” per continuare le loro cure nonostante la condizione rischiosa che li circonda, così che anche i gesti più scontati, come il disinfettarsi le mani, acquistano un valore essenziale» – F. Barzaghi, studentessa medicina Humanitas University.

«L’amore vero si manifesta nei piccoli gesti, negli sguardi attenti, nelle carezze inattese, nella presenza silenziosa che dice più di mille parole. […] Siamo stati catapultati in una realtà che nessun libro mi aveva preparato ad affrontare e che, a parole, un giorno, sarà difficile raccontare. Da un giorno all’altro ci è stato chiesto di creare posti di blocco per gli esterni, per filtrarli, osservarli e intervistarli, come fossero portatori di qualcosa che poteva cambiare le sorti di tutti. Da quel giorno, ogni piccolo gesto ha fatto la differenza». – S. Pagani, Infermiera.

«Questo evento ha creato una grande coesione tra medici, infermieri, operatori socio sanitari, personale amministrativo e dirigenziale. I rapporti nella nostra comunità si sono rafforzati. E credo che questo cambierà per sempre il nostro modo di lavorare e probabilmente di essere. L’uso obbligatorio di mascherine segna il volto di tutti, ma non è questo che conta in quanto è parte naturale del nostro lavoro. Le mascherine tuttavia ci hanno insegnato a sorridere con gli occhi. Ne usciremo e ne usciremo tutti più forti». – H. Kurihara, Chirurgo.

I podcast sono disponibili sulle principali piattaforme musicali, come Spreaker, Spotify e Deezer, suddivisi in playlist a seconda della città. 

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