Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 13 Maggio 2019
Gori e il Tricolore per pulire la targa
«Un gesto spontaneo, ma non lo rifarei»
Il sindaco uscente di Bergamo, amareggiato per i violenti attacchi verbali ricevuti dopo che, all’inaugurazione del parco a Valtesse intitolato a Lea Garofalo, la mamma calabrese uccisa nel 2009 a Milano dalla ‘ndrangheta, aveva pulito la targa appena scoperta con un piccolo drappo tricolore, replica: «Può dar lezioni di rispetto alla bandiera chi si esprime con tanto odio e violenza verbale? Per non parlare dei simpatizzanti del partito il cui capo per vilipendio alla bandiera ci finì condannato dopo aver detto, in modo più crudo di come riporto qui, che lui col tricolore era solito nettarsi il didietro».
Nei giorni scorsi aveva sollevato polemiche il gesto del sindaco uscente di Bergamo, Giorgio Gori, ora ricandidato per il centrosinistra alle Comunali del 26 maggio e che – all’inaugurazione del parco a Valtesse intitolato a Lea Garofalo, la mamma calabrese uccisa nel 2009 a Milano (aveva vissuto anche a Bergamo) dal clan della ‘ndrangheta guidato dal compagno Carlo Cosco, a cui si era ribellata – aveva utilizzato un piccolo drappo tricolore per pulire la targa appena scoperta. La replica del primo cittadino, amareggiato per gli attacchi ricevuti, è arrivata via Facebook.
«Da qualche giorno gira in Rete un breve video nel quale mi si vede, in occasione dell’inaugurazione del parco di Valtesse, lucidare la targa di intitolazione a Lea Garofalo col rettangolo di tessuto tricolore che la copriva fino a qualche istante prima – scrive Gori – . Scoperta la targa, mi ero accorto che era appannata e mi è venuto spontaneo lustrarla col piccolo drappo che ancora avevo tra le mani. I commenti più gentili, in calce al breve filmato, mi danno dell’infame e del verme schifoso. Molti messaggi contengono minacce, mentre mi accusano di vilipendio alla bandiera. Valutate voi: sono abituato a mettermi sull’attenti di fronte al tricolore e ho il massimo rispetto della fascia che indosso nelle cerimonie (che indossavo quel giorno e che ho portato con orgoglio ieri, domenica 12 maggio, sfilando a Milano insieme agli Alpini di Bergamo), perché ne riconosco il significato, la storia e i valori, non per feticismo».
«Mi dispiace se qualcuno si è sentito offeso dal mio gesto, che non rifarei, ma faccio notare che con quel piccolo tessuto tricolore non mi ci sono pulito le scarpe: l’ho usato per lustrare il nome di una donna coraggiosa, uccisa dalla mafia – continua Gori –. E mi chiedo piuttosto, per i valori che il Tricolore rappresenta, se può dar lezioni di rispetto alla bandiera chi si esprime con tanto odio e violenza verbale. Per non parlare dei simpatizzanti del partito (ieri federalista, oggi nazionalista) il cui capo per vilipendio alla bandiera ci finì condannato – ricordate? – dopo aver detto, in modo più crudo di come riporto qui, che lui col tricolore era solito nettarsi il didietro».
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