Frustato col cavo del cellulare, condannati
«Lo facevano inginocchiare sui ceci»

Per rimproverarlo non avrebbero esitato a prenderlo a cinghiate, ma anche a frustrarlo con il cavetto del caricabatterie del cellulare e, quando non faceva i compiti, a farlo inginocchiare sui ceci con il libro in mano.

È quanto avrebbe dovuto sopportare – secondo la ricostruzione degli inquirenti – un ragazzino di 13 anni che frequenta la seconda media di una scuola cittadina. Per queste gravissime condotte contestate,giovedì mattina in tribunale sono stati condannati per maltrattamenti sua madre e il compagno di quest’ultima (non padre biologico del ragazzino), tutti e due di nazionalità ucraina.

Il giudice dell’udienza preliminare Ezia Maccora ha inflitto a entrambi (peraltro anche genitori di una bimba di 4 anni) due anni e 4 mesi di reclusione, senza il beneficio della sospensione condizionale della pena.

I fatti contestati vanno dal 2012 (quando il ragazzino frequentava ancora le scuole elementari) al 2015. È datata infatti 2012 la prima segnalazione ai servizi sociali, fatta dalla scuola, su sollecitazione anonima di una mamma che evidentemente aveva saputo qualcosa di quanto avveniva nell’abitazione della famiglia ucraina.

I servizi si attivarono con una segnalazione in Procura, che ha fatto partire il procedimento penale e un percorso con la famiglia. L’ultimo episodio risale però al 2015, quando il ragazzino confida ulteriori maltrattamenti subiti a una vicina di casa, che interpella di nuovo i servizi sociali e quindi i carabinieri. Lo stesso minore sporge denuncia in Questura in quella occasione e viene trasferito in una comunità di accoglienza.

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