Cronaca / Bergamo Città
Martedì 21 Aprile 2020
Fontana: «Una riapertura regionalizzata
credo produca più danni che vantaggi»
Una riapertura regionalizzata «credo che sia una riapertura monca, zoppa, che non consentirebbe un equilibrato sviluppo alle Regioni che aprono».
Lo ha sottolineato il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, in collegamento con la trasmissione 24 Mattino su Radio24. «C’è una tale interconnessione tra le filiere produttive e tra le varie attività commerciali che c’è veramente il grosso rischio che faccia più danni che vantaggi una apertura a spizzichi e bocconi e a macchia di leopardo - ha aggiunto -. Sono convinto che la riapertura debba avvenire quando il rischio del contagio si sia concluso o sia vicino alla conclusione su tutto il territorio. Proprio per i collegamenti che saranno necessari c’è il rischio che il contagio possa riprendere senza sapere da dove riparte. Penso sia una valutazione che debba essere fatta nella sua globalità». Noi in Lombardia «non è che vogliamo aprire rischiando - ha concluso - ho sempre detto che la riapertura deve essere subordinata alla sicurezza».
«Noi stiamo chiedendo da due anni di darci la possibilità di assumere più medici ed infermieri e quando parlavo di autonomia usavo sempre questo esempio. Purtroppo la storia mi ha dato ragione». Lo ha detto sempre Fontana, parlando della gestione dell’emergenza Coronavirus. «Se avessimo potuto assumere più medici e infermieri, avendo le risorse per farlo, forse avremmo potuto affrontare con meno ansia anche questo evento. Invece ci è stato impedito da una legge nazionale».
«Sui dispositivi abbiamo fatto quello che abbiamo potuto e lo Stato ha fatto quello che ha potuto». I dispositivi di protezione personale, come le mascherine, «dovevano arrivare da chi deve gestire un’emergenza nazionale, quando si tratta di epidemie di carattere internazionale, lo dice la Costituzione, che è compito dello Stato - ha aggiunto - Noi abbiamo cercato di supportare, e questa non è una accusa, di comprare nel mondo i dispositivi ma non era facile trovarli».
«Chi è convinto di non avere sbagliato niente è un po’ presuntuoso. Io ritengo che abbiamo fatto tutte le scelte che abbiamo ritenuto e che continuiamo a ritenere migliori. Non essendo io medico in nessun momento mi sono assunto l’ardire di decidere da solo». Fontana continua così. «Valutavo le proposte che mi facevano i tecnici e con loro decidevamo. Prima di prendere ogni decisione è stata fatta una valutazione condivisa tra tutti coloro che se ne intendevano. - ha concluso - Se fosse stata sbagliata ogni scelta, tutta la Regione Lombardia avrebbe avuto gli stessi numeri e gli stessi drammi».
«Noi dovevamo - e questa richiesta è stata fatti dagli esperti, dai nostri virologi e intensivisti - preparare una diga nel caso in cui si fosse verificato il superamento dell’argine da parte dell’epidemia. Può servire per il futuro ma mi auguro non debba mai servire». Così il governatore lombardo sulla realizzazione dell’ospedale alla Fiera di Milano. «Una volta che viene fatta un’iniziativa per progettare il futuro viene subito contestata», ha aggiunto parlando delle polemiche per i pochi posti letto occupati. «Spero che questo ospedale si svuoti e che nessuno ci rientri, ma è stato costruito nel momento di massimo picco per il virus quando ormai i posti nelle terapie intensive erano finite e un aumento non poteva essere realizzato. Noi - ha sottolineato - temevamo che la cosa andasse avanti ma grazie a Dio non è stato così».
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