Flat tax per gli autonomi al 15%
Ma si pensa di ridurre la platea

Da settembre nella legge di bilancio: la proposta originaria fissava il tetto a 100 mila euro per gli autonomi, ipotesi di abbassarlo a una fascia tra 60 e 80 mila euro. Mappa per capire come funziona la mini flat tax.

Flat tax, pensioni, reddito di cittadinanza. Il governo gialloverde non rinuncia a nessuna delle priorità della manovra 2019 (a cui aggiungere il disinnesco delle clausole Iva). Ma far tornare i conti a settembre non sarà così semplice, visto che solo la flat tax per gli autonomi al 15% prevista dalla proposta di legge presentata dalla Lega costa 3,5 miliardi. Una cifra importante che probabilmente dovrà essere limata se si vorrà tenere fede anche agli altri impegni del programma di governo.

La platea di destinatari potrebbe quindi essere ridotta, abbassando la soglia di fatturato entro cui aderire al regime forfettario. La proposta la fissa a 100.000 euro ma non è escluso che, volendo inserire la norma già nella prossima legge di bilancio, il primo passo possa riguardare autonomi con ricavi inferiori. Nelle prime indicazioni si era parlato di un range compreso tra i 60.000 e gli 80.000 euro, con un costo di circa un miliardo.

Ecco in cosa consiste la «mini flat tax» con un’aliquota unica al 15% per le partite Iva e le piccole imprese fino a 100 mila euro di «ricavi o compensi» l’anno. Ma anche - questa è la novità - con un’aliquota al 5% per le «start up» e per le persone che abbiano meno di 35 o più di 55 anni. Costerà 3,5 miliardi e, secondo le stime della Lega, coinvolgerà «un numero di professionisti tra i 500.000 e i 550.000». La misura dovrebbe trovare posto nella manovra ed essere il primo assaggio della «flat tax», dal momento che la revisione delle aliquote Irpef dovrebbe arrivare nel 2019. La «mini flat tax» è l’estensione del regime forfettario introdotto nel 2015 per le persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o professioni che si applica a fatturati tra i 25 mila e i 50 mila euro. Ora invece l’aliquota unica al 15% varrà per chi abbia «conseguito ricavi ovvero percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori ad euro 100.000». Non dovranno però aver sostenuto spese per più di 15mila euro lordi (erano 5000) o avere beni strumentali dal costo superiore a 40mila euro (erano 20mila). Alle start up sarà applicata per quattro anni un’aliquota «piatta» al 5%, che varrà anche per «persone fisiche al di sotto dei 35 o al di sopra dei 55 anni per cinque periodi d’imposta successivi».

La proposta - secondo M5S e Lega – non solo «è il primo passo verso la flat tax, ma farà anche emergere il nero perché oltre a mettere più soldi in tasca, abbatte la burocrazia». Il riferimento è alla norma per cui chi beneficerà del regime forfettario sarà esentato dallo spesometro e dalla fatturazione elettronica, non si vedrà applicata Iva («nessuna dichiarazione o adempimento o versamento Iva») e non sarà assoggettato a studi di settore o indici sintetici di affidabilità. La misura costerà 3,5 miliardi dal 2019. La copertura, nella proposta di legge parlamentare, è assicurata dalla «riduzione dello 1% di tutte le dotazioni finanziarie di parte corrente del bilancio dello Stato, fatta eccezione per le spese per oneri inderogabili, ad eccezione delle spese relative alle missioni: diritti sociali, politiche sociali e famiglia; politiche per il lavoro, Tutela della salute, difesa e sicurezza».

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