Cronaca / Bergamo Città
Sabato 07 Marzo 2020
«Fidatevi, nessuno sarà lasciato solo»
Giupponi: il sistema ospedaliero regge
Parla il direttore di Ats Bergamo, Massimo Giupponi: «No al dilagare del panico. Fondamentale l’aiuto dei medici di famiglia»
Stiamo lavorando su più fronti: quello ospedaliero, per l’immediata necessità di reperire posti per i ricoveri e perché servono medici e infermieri; quello sociosanitario per l’assistenza alle persone più fragili; quello dei medici di medicina generale, in prima linea per i loro assistiti; quello della comunicazione, per dare alla popolazione con tempestività le più aggiornate indicazioni su come comportarsi. Ultimo, ma non meno importante, quello dell’assistenza psicologica: siamo al dilagare dell’ansia, l’emergenza coronavirus sta innescando comportamenti errati e, a volte, anche dannosi». Massimo Giupponi, direttore generale di Ats, Agenzia per la Tutela della Salute di Bergamo, non va per il sottile: con l’aumento dei contagi e dei ricoveri in provincia di Bergamo aumentano anche le paure.
Partiamo dal dilagare dell’ansia. È ormai tangibile, e forse anche comprensibile, visto l’aumentare dei contagi nella Bergamasca.
«Faccio un esempio: giovedì al numero verde che Ats ha dedicato espressamente all’emergenza coronavirus – l’800447722 - abbiamo ricevuto 1.000 telefonate. Oltre la metà erano motivate dalla paura: utenti che volevano ogni tipo di rassicurazione. È evidente che diventa necessario pensare a un servizio apposito per dare sostegno rispetto all’ansia da coronavirus. Per questo il numero verde, che fornisce già indicazioni su due livelli, uno più informativo, l’altro con operatori medici e infermieri che “selezionano” i pazienti che chiamano per sintomi sospetti, verrà integrato con il livello per consultazioni psicologiche. Ci siamo attivati con un gruppo di professionisti che formeranno i nostri operatori per fornire le risposte più adeguate anche per aiutare a tenere sotto controllo il panico».
Insomma una task force antiansia. E c’è anche un vademecum?
«A breve sui nostri canali di comunicazione – il sito internet innanzitutto e i nostri social media - dirameremo consigli mirati sul controllo dell’ansia da coronavirus. Invitiamo intanto tutta la popolazione ad attenersi a quanto viene indicato dalle norme messe in atto, senza spaventarsi. Bisogna fidarsi dei canali ufficiali di informazione, diffidare di certi social come mezzo per tenersi aggiornati in quanto dilagano le fake news, evitare di passare ore sul web a caccia di spiegazioni: spesso si ottengono indicazioni negative che generano paure. I canali giusti sono i numeri verdi della Regione e quello di Ats, il sito del Ministero della Salute. E si consulti il proprio medico di base, imprescindibile punto di riferimento».
Attenersi alle norme diramate dai canali ufficiali: l’impressione è che non tutti si adeguino.
«È un altro effetto del dilagare dell’ansia. Ma in questo momento davvero critico dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa, a una parte di quelle libertà che probabilmente solo ora scopriamo quanto siano preziose. E imparare a prenderci seriamente cura di noi stessi, anche e soprattutto per contribuire al benessere della collettività. Quindi, senza troppi giri di parole, in questo momento bisogna seguire le regole e le indicazioni fornite dalle autorità competenti, soprattutto gli anziani, perché sono i nostri concittadini più fragili. Se sono vietate le gite scolastiche, allora è meglio evitare anche i viaggi al mare in pullman in comitiva. Restiamo a casa, al mare si andrà un’altra volta. Anche in questo modo si aiuta il nostro sistema sanitario, che è sotto pressione, sta vivendo un momento complicato ma sta reggendo di fronte a un’emergenza importante. Più cerchiamo di evitare i contagi, più sosteniamo chi in questo momento è in prima linea per curare chi si è già ammalato».
Medici e infermieri stremati, infatti, e ospedali che «scoppiano», per il numero di persone che continuano ad ammalarsi. Come si stanno riorganizzando gli ospedali? E per il personale?
«Tutto il sistema è coinvolto. Si lavora in stretta collaborazione tra pubblico e privato. Un grande aiuto sta arrivando dai medici di medicina generale: in Bergamasca nessun ambulatorio è rimasto scoperto, i medici lavorano in ambulatorio o da casa. Chi si ammala o non può essere presente ha sempre un sostituto, o indicato da noi oppure dallo stesso medico titolare. Voglio ringraziare tutti i medici di base, il loro insostituibile contributo sta consentendo di gestire al proprio domicilio molti pazienti. Sul fronte del personale ospedaliero, sono stati attivati avvisi pubblici per nuove assunzioni, cui possono partecipare anche gli specializzandi all’ultimo anno. E il criterio di gestione del personale sarà quello della condivisione delle professionalità».
Grandi fragilità: cosa si sta facendo, per esempio, per chi è in assistenza domiciliare, per chi ha bisogno di sostegno per terapie salvavita?
«Tutti i servizi sociosanitari sono attivi e non sono mai stati interrotti. E la collaborazione con i Comuni è costante. Stiamo comunque lavorando all’attivazione di un servizio specifico per il coronavirus per le persone già in condizioni di fragilità che avessero bisogno di un potenziamento dei servizi sanitari. Inoltre ringraziamo Auser e Anteas perché i loro servizi ora sono dedicati anche al trasporto di malati dializzati e oncologici che devono sottoporsi a terapie».
Anziani, la popolazione più a rischio. Com’è la situazione nelle Rsa?
«Le 63 Rsa della provincia sono quotidianamente monitorate: tutte. Riceviamo aggiornamenti costanti sulle condizioni degli ospiti. Le limitazioni alle visite dei parenti non vanno viste in modo negativo: è l’unico modo per proteggere gli ospiti. In questi momenti ogni cittadino deve dare una mano per aiutare a combattere il virus. Il corretto comportamento dei singoli è per il bene della collettività»
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