«Emergenza per tutti, ma non per i centri commerciali»: ancora scontro sullo shopping a Santo Stefano

La Fisascat Cisl Bergamo interviene sulle aperture dei centri commerciali il 26 dicembre dopo la proroga dello stato d’emergenza per l’incremento di casi Covid.

Il governo ha prorogato nella giornata di martedì 14 dicembre lo stato di emergenza, per via dell’inasprimento dei dati relativi al contagio di Covid, in particolare per il diffondersi della variante Omicron. «Già da ieri, molte amministrazioni locali hanno provveduto a cancellare ogni forma di festeggiamento condiviso nelle piazze e nei paesi per Natale, San Silvestro e Capodanno. Solo le recriminazioni contro la “minacciata” apertura dei centri commerciali per Santo Stefano non trovano particolare attenzione alle orecchie delle direzioni dei grandi Mall della provincia, così come a quelli delle amministrazioni comunali di competenza» spiega in una nota la Fisascat Cisl di Bergamo.

«Le direzioni dei centri commerciali di “OrioCenter, “Le due Torri” , “Alle Valli” e le rispettive Amministrazioni comunali nello specifico Orio al Serio, Azzano San Paolo, Stezzano e Seriate – commenta Monica Olivari, della segreteria di Fisascat Cisl di Bergamo –, hanno di fatto ignorato il grido d’allarme del nostro sindacato in merito alle aperture degli spazi commerciali per il 26 dicembre e all’altissimo rischio correlato, a seguito di assembramenti visto la mole di persone che si riverserebbe negli spazi dedicati allo shopping con reali conseguenze alla salute di tutte le persone coinvolte, dalle lavoratrici, lavoratori ai clienti . Eppure, nella lettera inviata, avevamo sottolineato come i casi di positività da Covid-19 erano e sono in continuo aumento, e tra i 10 Comuni con il maggior numero di positività del territorio ci sono proprio quelli dove sorgono i maggiori centri commerciali».

«Fisascat Cisl Bergamo chiede nuovamente alle direzioni dei centri commerciali che ci possa essere un tavolo di confronto e di progettualità “insieme” a tutela della salute, del lavoro e della collettività» conclude Olivari.

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