Ecomafie: 170 reati e 48 sequestri a Bergamo nell’anno del Covid

I dati di Legambiente: nell’anno del Covid la Bergamasca seconda nell’illegalità ambientale in Lombardia. I denunciati sono 163: peggio solo Brescia. Spiccano le violazioni nel ciclo del cemento, dei rifiuti e contro la fauna.

La pandemia, tra lockdown e quarantene, non ha spaventato né frenato i reati ambientali di stampo mafioso. Nemmeno nella Bergamasca nell’anno in cui il Covid-19 ha messo in ginocchio il nostro territorio, soprattutto nella drammatica primavera 2020. A guardare i numeri raccolti da Legambiente, che ha rielaborato i dati delle forze dell’ordine a livello regionale, Bergamo si piazza infatti alla seconda posizione nella classifica delle presenza delle Ecomafie nel territorio. Peggio c’è soltanto Brescia, che tra l’altro si piazza al 13° posto a livello nazionale per gli illeciti ambientali, con 451 reati rilevati, 373 persone denunciate, due arrestate e 207 sequestri.

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Nella Bergamasca, invece, i numeri del rapporto Ecomafie sono decisamente più bassi, ma comunque tali da piazzare la nostra provincia prima di tutte le altre province lombarde, compresa Milano. A Bergamo e provincia nel corso del 2020 sono stati denunciati 170 reati ambientali, sono stati effettuati 48 sequestri e sono state denunciate 163 persone (non risultano persone arrestate). Scendendo più nel dettaglio del documento, tra i reati ambientali maggiormente denunciati nella nostra provincia spiccano quelli legati al cosiddetto ciclo del cemento (come abusivismo e caporalato), con 35 episodi, 59 persone denunciate e 3 siti sequestrati: dati che collocano Bergamo al terzo posto (dopo Brescia e Sondrio) nella specifica classifica. Ancora più rilevanti nella Bergamasca i reati legati al cosiddetto ciclo dei rifiuti (principalmente incendi), dove Bergamo è seconda dopo Brescia con 61 reati, 68 denunciati e 15 sequestri.

Consistenti nella nostra provincia anche i reati contro la fauna: in tutto 40, con 20 denunciati e 23 sequestri (anche in questo caso siamo secondi dopo Brescia). Nell’elenco complessivo, invece, dopo Brescia e Bergamo arrivano Sondrio, Varese, Como, Pavia, Lecco e – soltanto all’ottavo posto – Milano, i cui numeri sono decisamente bassi: 61 reati, 34 denunciati, due arrestati e 25 sequestri (praticamente la metà della nostra provincia). Il report di Legambiente si basa sull’analisi dei dati dell’attività svolta da forze dell’ordine, capitanerie di porto, magistratura, accanto al Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (l’ente nato dalla sinergia tra l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e le Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente e l’Agenzia delle dogane e dei monopoli).

Emerge che la Lombardia è tra i territori in cui l’illegalità ambientale è più pervasiva e diffusa: prima regione del nord e settima in Italia per reati accertati: 1.897, pari al 5,4% di quelli contestati in Italia, con 2.613 persone denunciate, 62 arresti e 561 sequestri. I reati maggiormente presenti sono stati gli incendi all’interno di impianti di trattamento, smaltimento e recupero rifiuti: in totale questi casi sono stati 146, pari all’11,3% del totale nazionale e, per questo, al terzo posto in Italia. La Lombardia è invece quarta per i reati legati al ciclo illegale dei rifiuti, con 577 casi (il 6,9% del totale nazionale).

«La Lombardia continua ad essere sotto attacco della criminalità ambientale – sottolinea Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –. Non si deve assolutamente abbassare la guardia su illeciti che hanno conseguenze potenzialmente devastanti per l’ambiente, soprattutto in questo momento che ingenti risorse pubbliche previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza stanno arrivando sul territorio. Va scongiurato in ogni modo il rischio di infiltrazioni ecomafiose nei cantieri, impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e di riciclo dei rifiuti, depuratori, interventi di rigenerazione urbana, infrastrutture digitali, opere chiave della transizione ecologica».

Motivo per cui Legambiente, contestualmente al dossier ha stilato 10 proposte al governo. Tra queste l’inserimento nel Codice penale del reato di incendio boschivo.

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