Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 10 Aprile 2020
È Sofia il neonato numero mille
«Una gioia da condividere»
È venuta alla luce dopo la mezzanotte del 9 aprile all’ospedale Papa Giovanni. I genitori Simone e Marzia: «Una buona notizia in questo periodo».
Sofia, come la canzone che ha fatto innamorare i suoi genitori. Uno scricciolo di due chili e 776 grammi - anche mamma Marzia pesava esattamente così quando è nata - venuto alla luce a mezzanotte e 35 del 9 aprile. Senza saperlo, tagliando un doppio traguardo. Non solo infatti è una stella di speranza che si è accesa nei tempi bui del coronavirus, ma è anche il millesimo bimbo nato dall’inizio dell’anno all’ospedale Papa Giovanni, dove i parti sono in media 300 al mese. «Mille», si legge sul braccialettino al polso e sulla targhetta nella culla.
«È una gioia che vogliamo condividere, perché una buona notizia di questi tempi fa bene all’umore», racconta papà Simone Pozzi, ancora stravolto per la notte insonne ma felicissimo. Come gli ha fatto notare il collega Stefano, «Sofia è la millesima nascitura nella Città dei Mille».
Papà Simone è potuto entrare in sala parto, per poi essere «distanziato» per le procedure Covid. Percorsi separati, mascherine per tutti e igienizzante per le mani in abbondanza. La piccola e la mamma Marzia Morgantini stanno bene, grazie anche alla super ostetrica Valentina Mandelli. La giovane donna sorride nelle prime foto dal letto d’ospedale. Fa il segno di vittoria: è la vita che vince. Il termine della gravidanza era previsto per il 15 aprile, ma i medici hanno deciso di programmare il parto, anticipandolo. Lui, 34 anni, originario di Capriate, si occupa di «digital» per Rcs sport; lei, 31 anni, nativa di Treviolo, lavora al cluster tecnologico Afil al Km Rosso.
Tre anni fa l’incontro galeotto sul lungomare di Barcellona, dove erano in vacanza con i rispettivi amici. Il colpo di fulmine scatta sulle note di una canzone di Alvaro Soler. Sofia, appunto. Così hanno chiamato la loro bimba. «Teresa di secondo nome, come mia mamma, che è mancata per un tumore al pancreas quando avevo 16 anni. Le avevo promesso che le avrei dato almeno un nipotino, e così è stato», racconta emozionato Simone. I due neogenitori (in attesa di trasferirsi nella nuova casa di Stezzano, quando l’emergenza sarà finita) sono sommersi da messaggi e telefonate di congratulazioni. «Sto gestendo io parenti e amici, ma sto facendo fatica a rispondere a tutti. Questa nuova vita spero sia motivo di gioia in una fase così difficile», si augura Simone, ringraziando per la «vicinanza». Virtuale in questo periodo (come gli eventi che Simone ha sempre seguito per lavoro, dal Giro d’Italia ala Milano-Sanremo). «Il desiderio più grande – non ha dubbi – sarà abbracciare tutti, appena sarà possibile. Speriamo presto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA