Droga, in un anno settemila in cura
Allarme eroina tra i giovanissimi

Costa niente, si parte da cinque euro per arrivare massimo a 10. Costa niente il primo «buco». I mercanti di morte si stanno adeguando, l’ordine dall’alto sta con calma raggiungendo i piccoli «cavallini» di periferia: la crisi chiede di abbassare il prezzo e loro l’hanno abbassato.

Entrare in un «buco» da cui non si esce mai se non a costo di immensa fatica, immensa, è facilissimo: pochi microgrammi di eroina, un istante di «paradiso» e la vita che diventa un inferno (senza virgolette). L’avevamo dimenticata, l’immagine tragica dei ragazzi che si iniettano la dose? Archiviata nei libri neri degli Anni ’80? Sta tornando, invece, i segnali sono inequivocabili e fanno paura. I dati dell’Osservatorio per le dipendenze dell’Ats di Bergamo lo raccontano e da Treviglio anche il commissario Angelo Lino Murtas lo conferma: ci sono sempre più siringhe in giro, abbandonate nei luoghi «classici» dell’emarginazione.

Nel 2015 i servizi territoriali (Sert e Smi) della provincia di Bergamo hanno trattato 1.790 persone dipendenti da oppiacei (tra cui 61 «new entry»): il 63,2% si iniettano l’eroina per via endovenosa, si «bucano». Ormai pochi la sniffano o la fumano. Che differenza c’è? Con i problemi legati alla dipendenza, crescono quelli strettamente legati alla salute fisica, a causa del rischio di infezioni (Hiv, epatiti). Per l’uso di oppiacei - ma il discorso vale anche per tutte le altre dipendenze (altre sostanze, alcol, poi anche gioco d’azzardo patologico) - va considerato che il numero delle persone che si rivolge ai servizi è la punta di un iceberg. Si stima che, almeno (almeno), siano il doppio quelle che hanno problemi di dipendenza da sostanze o comportamenti. E che se quello del «buco» è il nuovo trend degli ultimi due o tre anni, quello dell’abuso di alcol è una triste conferma, anche questa legata - probabilmente - al basso costo della bottiglia. E la dipendenza dall’alcol è ancora la prima per numero di persone coinvolte.

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