Donna morta dopo 13 anni di coma
Il giudice decide di riaprire il caso

Si avvia verso un giudizio bis il caso di Antonella Giua, morta dopo 13 anni in stato vegetativo a causa di un errore in ospedale.

Il giudice dell’udienza preliminare Bianca Maria Bianchi ha infatti respinto l’eccezione con cui le difese degli imputati sollevavano la questione del «ne bis in idem», ovvero il principio, richiamato in aula dai legali, per il quale nessuno può essere processato due volte per la medesima cosa. La decisione del giudice riapre quindi il caso giudiziario, a 16 anni dai fatti.

La vicenda risale al 13 marzo del 2000. Antonella Giua all’epoca aveva 28 anni e, diventata mamma da poco, doveva essere sottoposta a un intervento di raschiamento agli allora Ospedali Riuniti. Finì in coma irreversibile perché, nella fase dell’anestesia, le venne fatto respirare protossido d’azoto anziché una miscela tra questo gas e l’ossigeno.Avevano già subito un procedimento penale per lesioni colpose gravissime l’anestesista Alberto D’Amicantonio, l’ex primario di Anestesia (ora in pensione) Giuseppe Ricucci, e l’allora responsabile della manutenzione, l’ingegner Alberico Casati.

La morte di Antonella Giua, avvenuta 13 anni più tardi, ha riaperto la questione giudiziaria per via della modifica del reato contestato: non più lesioni, ma omicidio colposo. Il 21 marzo 2017 si tornerà dunque in aula.

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