Disoccupata perchè troppo competente
La lettera: «Sono io che ho sbagliato»

«Scusatemi, è tutta colpa mia. Ho sbagliato davvero tutto. Credevo di aver capito, e non avevo capito proprio nulla. Idiota. Scusatemi, è tutta colpa mia. Ci ho creduto davvero, e la cosa peggiore è che ne ero persino convinta. È tutta colpa mia, mia e di nessun altro. Io, l’idiota che ha creduto che impegnarsi nel proprio lavoro, dare il massimo, porsi obiettivi e raggiungerli fosse la strada giusta. Che il proprio lavoro l’ha amato, mettendoci l’anima, troppa. Il cuore, troppo. La passione, troppa».

Nel giorno dedicato al lavoro L’Eco di Bergamo ha pubblicato questa lettera di una donna bergamasca 50enne. Entrata a 19 anni come apprendista in un’azienda, in 20 ha scalato tutti i gradini della carriera ma la società, complice la crisi, ha chiuso l’attività. Pur di lavorare ha accettato di tutto, anche un lavoro a 200 km da casa. Nei giorni scorsi le è stato offerto un contratto per un giorno, rinnovabile di giorno in giorno, forse per una settimana. Epilogo di un percorso che deve far riflettere tutti in una provincia nella quale, come dice il sociologo Reyneri, c’è molto lavoro ma serve più attenzione alla qualità.

«Sono io l’idiota che ha creduto che essere competenti fosse un valore aggiunto, non un minus. Competenti per scelta, non per grazia ricevuta. Competenti per la voglia di capire, conoscere, fare, saper fare. Io, l’idiota che sulle cose doveva picchiarci la testa, entrarci dentro a capofitto, studiarle, capirle. Anche quando erano incomprensibili, anche quando il burocratese le rendeva un incubo. Io, l’idiota che non accettava di non saper fare, di non saper capire. Io, l’idiota che alla fine ci arrivava, al suo obiettivo. Scusatemi, è tutta colpa mia. Non vi disturberò più, promesso. Davanti a me il mio curriculum. Devo ulteriormente tagliarlo. È l’inappellabile verdetto delle agenzie di lavoro. «Spaventa le aziende. Non la assumeranno mai. Tolga». Davanti a me una foto ed una cartelletta. ”Premio eccellenze al lavoro 2011 Confindustria Bergamo”. Fiori, fotografi, emozioni. No, taglia pure quello. Era solo apparenza. Faceva parte del gioco. Idiota, pure a quello hai creduto? Si, sono io, sono la stessa idiota. Quella che a tre diversi colloqui viene scartata con la stessa motivazione, per la stessa terribile, vergognosa colpa: essere ”troppo competente”. Si, sono io l’idiota che vorrebbe riderci sopra fino alle lacrime, ma proprio non ci riesce. Non ci riesco proprio, ma anche per questo scusatemi, è solo colpa mia. Devo essere atterrata sull’universo sbagliato. Un errore di coordinate, credo. Scusatemi, se non riesco a ridere. Se non riesco nemmeno più a sorridere. Se quando sento la parola ”domani”, davanti a me si palesa solo un immenso, fagocitante, disperato buco nero. Perché gli anni pesano, enormemente. Un macigno sempre meno sopportabile, appesantito ulteriormente da quei 25 anni di esperienza. E da quella parola fantastica, ”esodata”. Pesano, quando realizzi che tu, per il mondo del lavoro, sei un nulla. Un niente. L’articolo è scaduto, non interessa. Avanti un altro, grazie. Scusatemi , se non riesco a ridere. Se a volte anche respirare fa un male atroce. Ma non disturberò più, me lo ripeto, e ve lo ripeto. State tranquilli. Mi allontano piano piano, con il passo lieve ed attento di chi non vuole assolutamente fare rumore. Mi allontano ogni giorno di più. Ma state tranquilli. È solo colpa mia».

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