Disastro Etiopia, stop ai Boeing 737 Max
Dal Sud Sudan il ricordo di Matteo


L’Europa ferma i Boeing 737 Max dopo il disastro aereo in Etiopia. I velivoli dello stesso tipo resteranno a terra in tanti altri Paesi, dalla Cina all’Australia, dall’Argentina all’India. Suor Abrheet, eritrea, della congregazione delle Orsoline di Gandino: «Continuo il sogno dei tre volontari scomparsi».

L’Europa ferma i Boeing 737 Max dopo il disastro aereo in Etiopia. I velivoli dello stesso tipo resteranno a terra in tanti altri Paesi, dalla Cina all’Australia, dall’Argentina all’India. Gli Stati Uniti al momento resistono, ma hanno chiesto alla compagnia produttrice con sede a Chicago di aggiornare il software di quel modello di aereo, indiziato principale per l’incidente di domenica. Il presidente Donald Trump ha parlato personalmente con il ceo di Boeing, Dennis Muilenburg. Non c’è ancora una svolta nell’inchiesta sullo schianto del volo 302 dell’Ethiopian Airlines, sei minuti dopo la partenza da Addis Abeba, costato la vita alle 157 persone a bordo, tra cui otto italiani, tra i quali il commercialista bergamasco Matteo Ravasio, 52 anni, volontario della onlus di Bergamo «Africa Tremila» insieme a Carlo Spini e Gabriella Viciani, anche’essi deceduti. Così i Paesi e le compagnie di mezzo mondo hanno iniziato a prendere le loro precauzioni. L’Easa, l’Agenzia europea per la sicurezza del trasporto aereo, ha sospeso tutti i voli del Boeing 737-8 Max e 737-9 Max in Europa.

Dei tre volontari della onlus bergamasca parla, su «L’Eco di Bergamo» del 13 marzo, suor Abrheet, eritrea, della congregazione delle Orsoline di Gandino, che martedì 12 si è messa in viaggio da Nairobi verso Juba (Sud Sudan) per raggiungere il centro ospedaliero «Sant Ursula health center» realizzato proprio dalla onlus bergamasca e ormai in fase di apertura. «In questo modo continuo il sogno dei tre volontari scomparsi», ha detto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA