Da solo, con tre pianoforti: Claudio Baglioni incanta Bergamo

Il concerto Al Donizetti dopo 22 anni con «Dodici Note Solo»: «Questo teatro fa cantare bene». Ben trenta canzoni per tre ore e mezza senza interruzioni. E standing ovation dopo «Ninna Nanna», brano sulla guerra scritto da Trilussa più di cento anni fa.

«Vedete il Donizetti come fa cantare bene?». Un Claudio Baglioni in splendida forma incanta Bergamo con un concerto di tre ore e mezza filate in un teatro tutto esaurito, nella quarantasettesima tappa (delle 71 totali) del suo tour «Dodici Note Solo», in cui è l’unico protagonista sul palco, affiancato da tre pianoforti che, spiega a inizio concerto, «rappresentano il passato, il presente e il futuro».

E la serata scorre via davvero piacevole, con il cantautore romano che si conferma anche grande intrattenitore, scherzoso e profondo al contempo. Non nasconde la sua innata timidezza – «ancora oggi, in tutti i concerti, a un certo punto mi stupisco di trovarmi qui a cantare e che ci sia qualcuno che mi ascolta», confida – mentre macina con ritmo incalzante uno spettacolo a tratti intimo, complice anche il luogo, tra canzoni proposte in acustico – trenta, scelte nella sua cinquantennale produzione: «ne ho scritte 320, quindi sarà impossibile accontentare tutti», ammette – e racconti, compresa l’esperienza del Covid che, alla tappa di Pescara, lo aveva costretto a uno stop forzato di dieci giorni.

All’inizio Baglioni sdrammatizza la prolungata assenza dai palchi per la pandemia: «Ciao a tutti, mi chiamo Claudio e sono tre anni che non canto e che non suono». E spiega che in attesa del tour estivo, dove in scena ci saranno ben 111 persone, per il momento i suoi musicisti li ha parcheggiati a casa a riposo – «anzi, qualcuno proprio in casa di riposo, ma ce lo restituiranno rigenerato», scherza – e si è concesso questo tour in solitaria «nei più bei teatri della tradizione italiana», richiamando l’analogo tour di inizio millennio, «Incanto», che passò anch’esso anche dal Donizetti 22 anni fa.

Da allora Baglioni mancava da «questo magnifico teatro» e il ritorno non poteva che essere così trionfale. «Solo» non è soltanto il titolo, ma l’essenza della serata: Baglioni fa davvero tutto lui, da perfezionista quale dicono sia, senza una stonatura, un errore, una pausa. «A questo punto avrei previsto una interruzione – dice dopo due ore di concerto – ma, siccome non vi potete assembrare e forse i bar sono ancora chiusi, facciamo così...», e intona «E adesso la pubblicità». E si riparte di nuovo tra i tre pianoforti, dall’acustico «che, con il suo suono classico, rappresenta il tempo passato che non puoi più cambiare», con il quale apre la serata con «Solo», l’elettrico, «che rappresenta il presente che non sai codificare, perché un attimo dopo è già passato», sui cui tasti propone l’incantevole «Io dal mare», e quello moderno, che rappresenta il futuro e sul quale suona infatti «Dieci dita», dedicata al figlio Giovanni proprio come la più nota «Avrai» che arriverà verso la fine del concerto.

Standing ovation per «Ninna nanna», canzone che tratta della guerra «scritta da Trilussa più di cent’anni fa, ma che è più che mai attuale solo come la musica sa essere»

Per tutta la serata un instancabile Baglioni si alterna ai tre pianoforti, rigorosamente in senso antiorario «per cercare di ingannare il tempo», proponendo grandi classici come «Strada facendo», «Fotografie», «I vecchi», «Ninna nanna» – che tratta della guerra, «scritta da Trilussa più di cent’anni fa, ma che è più che mai attuale solo come la musica sa essere» e con tanto di standing ovation – e canzoni più da teatro che da grandi stadi: «Un po’ di più», «Stai su», «Notti», oltre alle più recenti «Dodici note», «Mal d’amore» (già un classico, vista l’accoglienza) e «Uomo di varie età». Poi gran finale con «Con tutto l’amore che posso», «E tu», «Questo piccolo grande amore», «Amore bello», «E tu come stai?», «La vita è adesso». «Avete una bella resistenza», sorride verso la fine un Baglioni autoironico: «Eh sì che le ho fatte tutte in playback». Invece è stato tutto magicamente dal vivo. «Abbiamo bisogno di goderci l’emozione di ogni istante senza doverla rimandare», saluta il cantautore di fronte a un Donizetti tutto in piedi ad applaudirlo.

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