Da «colazionare» a «selfiamoci»
Ecco l’«italiano» dei bambini bergamaschi

«Il punto non è il “petaloso”. Il punto è una maestra che coinvolge un’intera classe nello scrivere una lettera all’Accademia della Crusca. Questo è il mio concetto di ‪#labuonascuola» scrive in Fb una mamma bergamasca. Potere dei Social che hanno «diffuso» questa storia, potere di una scuola che lotta per tornare a pensare e sognare.

La storia della maestra di Copparo, di Matteo e del suo fiore, sta facendo il giro dell’Italia, argomento del chiacchiericcio pre-ingresso scolastico delle mamme, tema di dibattito di un mondo di maestre che nella «scuola delle idee» ci crede ancora. Petali che ci portano su una diversa lunghezza d’onda in giorni in cui alcuni ancora devono digerire le pagelle, i voti al ribasso delle interrogazioni e quei tanti numeri e percentuali che nella scuola spesso fanno dimenticare che si può anche fermare il programma scolastico e provare a riflettere. Con i bambini che, in fondo, spesso e volentieri parlano per neologismi nella quotidianità. C’è infatti chi la mattina «colaziona», chi domanda: «Mamma, merendiamo che ho una gran fame?».

I più social si lasciano andare in un «selfiamoci», mentre una maestra di un terza elementare della nostra Bergamo si è messa in gioco con i suoi ragazzetti. Mercoledì ha fermato la lezione sul Modo Indicativo e ha raccontato loro dell’Accademia della Crusca e di come le parole prendano vita. Si è scoperto così «righettare», per «quando si fanno le righe con il righello sul quaderno», ma anche fragoloso, «per un bimbo con la faccia piena di lentiggini», «pulmista», «perchè se ci sono il motociclista e l’autista...», così come «baskettare, che vale tanto quando nuotare e calciare». Ma lo stupore non sta in questo slang bambinesco, in questo linguaggio quotidiano e «fantasticoso» come scrive un bambino. Lo stupore è l’essersi fermati a pensare a questa «parola stramba ma bellissima» come ha detto un suo compagno.

L’Accademia della Crusca lo ha detto chiaramente: «Perché entri in un vocabolario bisogna che la parola nuova venga usata da tante persone e tante persone la capiscano». Matteo ha già vinto, «petaloso» ha già una sua storia. Diventando un esempio per tutti: perché bisogna ascoltarli di più questi bambini straordinari, ed ascoltarci di più. Perchè con la fantasia si fa il giro del mondo, ci si scopre più umani, più veri. E più felici. «Penso alla favola de “L’orso che non c’era” – dice un altro bambino -. Ci sono un pinguino e un orso che contano i fiori nel prato. Il pinguino conta e riconta e lo ripete più volte: “Sono 38”. L’orso conta in un’altra maniera e dice: “Ci sono esattamente dei bellissimi fiori, più bellissimi che 38”». Poi il ragazzino, cartella aperta e diario scarabocchiato, aggiunge: «Ora l’orso potrà anche aggiungere che sono “petalosi”».

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