«Cristo risorto, alba della fede»

di Alberto Ceresoli
Un’alba che rischiara il Golgota, una croce «vuota» con i segni di uomo crocifisso. Ma Lui non c’è. «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» si legge nel Vangelo di Luca. «Non è qui - diranno gli angeli alle donne che avevano raggiunto il sepolcro -, è risorto».

E Cristo risorto è l’alba della nostra fede, è l’essenza della nostra fede. E così deve essere per noi: la resurrezione sia motivo di rinascita della nostra fede in Cristo, sempre più incerta, sempre più lontana, sempre più sopita dalle incessanti sirene di una società vuota, che non pensa e che non lascia pensare. «Chiunque crede, pensa - scriveva Sant’Agostino -, e pensando crede. La fede, se non è pensata, è nulla». Ma la croce del Golgota non è lì solo per ricordarci la storia di ciò in cui crediamo. È lì per ricordare a ciascuno di noi che la via della croce incrocia le periferie del mondo, le ferite dell’umanità e della stessa Chiesa. Ce lo ha ricordato anche Papa Francesco, al termine della Via Crucis al Colosseo la sera del Venerdì Santo: «Signore Gesù aiutaci a vedere nella Tua Croce tutte le croci del mondo», compresa quella della Chiesa «che appassisce seriamente sotto i nostri occhi egoistici e accecati dall’avidità e dal potere». Forse l’augurio più bello che oggi possiamo scambiarci è proprio quello di saper finalmente riconoscere le croci che ci stanno accanto, combattendo quella «stanchezza del credere» che allontana dal nostro orizzonte la luce di Cristo. Buona Pasqua.

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