Covid, occhi puntati sugli anziani
Si anticipano le vaccinazioni

Il cronoprogramma prevedeva il via alla «fase 2» a marzo, la Regione lavora per partire alla terza settimana di febbraio. Nella Bergamasca interessate 75 mila persone.

Il cronoprogramma dice marzo. Ma visto il pressing esercitato trasversalmente sul Pirellone nelle scorse ore, la Lombardia prova ad accelerare. I cittadini over 80 – la prima fascia vera e propria della popolazione ad essere vaccinata, se non si considerano i professionisti della sanità e gli ospiti delle Rsa – potrebbero ricevere il vaccino entro fine febbraio: «Il cronoprogramma nazionale prevede che per gli over 80 le vaccinazioni inizino a marzo. Noi stiamo lavorando perché l’avvio sia anticipato alla terza settimana di febbraio», assicurano da palazzo Pirelli. Nella Bergamasca l’accelerata – per ora soltanto promessa – riguarda all’incirca 75 mila persone: un dato comunicato ieri dall’Agenzia di Tutela della Salute Bergamo, secondo cui il piano per la cosiddetta «fase due» della campagna, quella che apre appunto alla popolazione, dovrebbe essere pronto entro la fine di gennaio.

«Per ora abbiamo individuato la platea cercando di capirne anche la distribuzione territoriale – spiega Massimo Giupponi, direttore di Ats Bergamo –: nella nostra Provincia sono circa 75 mila gli over 80 da vaccinare, e contiamo di organizzare la somministrazione utilizzando una ventina delle oltre 100 sedi individuate nelle scorse settimane in città e in provincia per la campagna antinfluenzale. Parliamo di sedi esterne agli ospedali. In ogni caso, prevediamo di mettere a punto i dettagli di questa sessione destinata ai cittadini più anziani entro fine gennaio. Ad oggi ci sono infatti ancora alcune incognite. La prima dipende dalla disponibilità dei vaccinatori: dobbiamo capire da quando sarà disponibile il personale arruolato con il bando emesso dal commissario Arcuri. La seconda invece è totalmente legata alla tipologia di vaccini che avremo a disposizione».

«Medici di base irrinunciabili»

Un’incognita decisamente non da poco. Un conto è organizzare la campagna vaccinale sui territori con le fiale di Pfizer, che richiedono una catena del freddo estremamente rigida (le dosi devono essere conservate in ultrafrigo a -75 gradi) e una preparazione piuttosto macchinosa, un conto è invece delegare alle sedi esterne la somministrazione di vaccini che si conservano a temperature di frigo tradizionali, come quello prodotto da Moderna (l’azienda è in attesa di ricevere il via libera dall’Ema nella giornata di domani) conservabile fra i 2 e gli 8 gradi per un mese. Ma oltre alle caratteristiche tecniche del vaccino, ci sono altri punti da sciogliere: c’è il nodo vaccinatori, ma c’è anche il nodo convocazioni. Chi avvisa gli anziani (e, successivamente, il resto della popolazione) che è arrivato il loro turno? Dalla Regione, dopo l’annuncio dell’assessore Giulio Gallera secondo cui si utilizzerà anche un servizio di convocazione via sms, precisano che verranno coinvolti i medici di base.

«Non può che essere così – rimarca Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo -. L’unico modo per convocare ma soprattutto vaccinare la stragrande maggioranza della popolazione è coinvolgere i medici di base. C’è da essere molto chiari: o si fa in questo modo, o per immunizzare i cittadini ci mettiamo tre anni. Anche perché: l’organizzazione per la campagna ce l’abbiamo già, le sedi pure. Si usano quelle individuate per l’antinfluenzale. Semmai, bisogna sciogliere il nodo di come organizzare il lavoro, visto che i medici di famiglia in questo momento sono iper impegnati su più fronti: visite in ambulatorio, visite domiciliari e tamponi rapidi. Ma è una cosa fattibile. Oltre che l’unica strada percorribile. E difatti Regione lo sa bene: sta proprio trattando in queste ore con le nostre organizzazioni sindacali».

«Accordo entro fine settimana»

A trattare c’è – fra gli altri – la bergamasca Paola Pedrini, segretario della Federazione Italiana Medici di Medicina generale (Fimmg) della Lombardia: «Dovremmo riuscire a siglare l’accordo con Regione entro questa settimana. Un accordo che prevede che ci siano appunto anche i medici di base a vaccinare nella fase due della campagna, quella aperta alla popolazione. Stiamo trattando gli ultimi dettagli, ma siamo in dirittura d’arrivo. Regione ha già sottolineato quanto potrebbe essere importante il nostro ruolo anche nel convincere i più scettici, o quei cittadini che hanno risposto no alla prima chiamata. Certo: c’è da coordinarsi alla perfezione sulla logistica, soprattutto legata alle date di consegna delle dosi – non parliamo di dosi Pfizer, naturalmente, ma di vaccini conservabili a temperature di frigo tradizionali - e alle quantità che avremo a disposizione tenendo conto sin da subito della necessità di somministrare anche il richiamo. Ma gran parte dell’organizzazione già c’è, sfruttiamo il lavoro fatto per la campagna antinfluenzale».

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