Covid, ricoveri crollati del 97% rispetto a un anno fa. Bergamo e Lombardia: i dati

Effetto vaccini, nella Bergamasca incidenza a quota 35: un anno fa era 169 . E in rianimazione la diminuzione è del 91%: 7 contro 75.

Un mese esatto, domani. Il rialzo autunnale dei contagi s’avvicina al primo snodo di una rincorsa iniziata il 15 ottobre, il primo giorno in cui l’incidenza del contagio in Lombardia ha iniziato a crescere. Si era partiti da un valore pari a 18 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti, ieri si è giunti a quota 64: +255% in quasi un mese. I «vasi comunicanti» della pandemia hanno di lì a poco portato al rialzo di un’altra «colonnina», quella della pressione ospedaliera: rispetto ai 353 ricoverati del 15 ottobre, ora i pazienti negli ospedali lombardi sono 481, +36%, e dunque con una crescita decisamente inferiore ai contagi. Ha viaggiato tra l’altro a diverse velocità, quest’ultimo indicatore: i pazienti in Terapia intensiva erano 56 il 15 ottobre e ieri se ne contavano invece 51; il «ricarico», in sostanza, è stato quasi esclusivamente sui reparti ordinari.

L’incidenza

Il pessimismo istantaneo legato all’ultimo mese va ricalibrato guardando al passato. Proprio il 13 novembre del 2020, un anno fa ieri, la Lombardia toccava il picco massimo dell’incidenza della seconda ondata: il contagio si era spinto sino a 610 casi settimanali ogni 100mila abitanti, e 151.269 lombardi avevano l’infezione in corso. Ieri, un anno dopo, l’incidenza era appunto a quota 64, -90%, mentre le infezioni «attive» sono 14.372 (-90%). I ricoverati, sempre un anno fa, in Lombardia erano 8.120, di cui 801 in Terapia intensiva: un anno dopo i pazienti sono il 94% in meno, riduzione identica sia per il numero complessivo di posti letto occupati sia per lo specifico focus sulle Terapie intensive.

Un anno fa in zona rossa e in didattica a distanza, oggi - e anche la settimana prossima sicuramente - in zona bianca e con una quasi normalità, certo temperata dalla convivenza col virus. E sembra coincidere pressoché perfettamente col fatto che oggi, in sostanza, il 90% dei lombardi al di sopra dei 12 anni è stato raggiunto dalla campagna vaccinale: nove vaccinabili su dieci hanno scelto di immunizzarsi, e i numeri della pandemia sono grandi un decimo di quelli di un anno fa. Rispetto a un anno fa in Bergamasca la «compressione» del contagio è lievemente minore, però comunque impressionante. Il 13 novembre 2020 l’incidenza della provincia di Bergamo viaggiava a 168 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti (il picco fu raggiunto il 16 novembre, a quota 169), ieri invece il dato orobico si attestava a quota 35. Un anno dopo è dunque sceso del 79%, leggermente meno della media lombarda; ma, guardando meglio il dato, l’incidenza bergamasca un anno fa era già di per sé il 72% più bassa del valore regionale: oggi come allora era la provincia lombarda con la minor circolazione virale, un anno dopo in sostanza conferma di essere a tenuta «stagna». L’eredità immunitaria della prima ondata aveva dato protezione nella seconda; il dramma patito a marzo 2020 ha radicato una prudenza e un rispetto delle regole ancora oggi fondamentali.

È radicalmente diverso, anche in chiave bergamasca un anno dopo, lo scenario degli ospedali. Nella seconda ondata le strutture orobiche diedero supporto a quelle delle altre province lombarde accogliendo pazienti che non trovavano posto negli ospedali più vicini; il 13 novembre 2020, così, i ricoverati negli ospedali bergamaschi erano 655, di cui 75 in Terapia intensiva. Ora i ricoverati in totale sono 22, il 97% in meno, mentre quelli in rianimazione (oggi 7) sono diminuiti del 91%. Per di più, un anno fa in tutti gli ospedali avevano allestito posti letto per curare i malati Covid; adesso, ormai dall’estate e senza «rivoluzioni», solo il «Papa Giovanni» - hub di riferimento per la Bergamasca - è in trincea.

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