Covid, curva in discesa. «Pronti per aperture, ma attenti ai bimbi»

L’intervista Corrao, docente alla Bicocca: «L’immunità vaccinale nei mesi si indebolisce ma anche il virus perde aggressività». Lunedì 28 febbraio si scioglie l’Unità di crisi regionale

Da lunedì 28 febbraio la Lombardia ritorna in zona bianca. Non che cambi granché: non ci saranno differenze sostanziali rispetto alle ultime settimane in giallo, perché comunque tutto è rimasto aperto come prima, ma il cambio di colore è un nuovo tornante d’importanza simbolica lungo il sentiero per la normalità. Altre riaperture sono sullo sfondo, ma possiamo permettercele? «È uno scenario assolutamente compatibile con una ripartenza, purché equilibrata e progressiva», riflette il professor Giovanni Corrao, professore ordinario di Statistica medica dell’Università Bicocca di Milano e componente dell’Unità di crisi Covid della Regione. Organismo, quest’ultimo, che domani si scioglierà formalmente lasciando il posto a una più agile cabina di regia: altro segno che l’emergenza sembra essere superata. Ma il virus resta, soprattutto tra i giovani, come conferma l’epidemiologo.

Dopo due anni quasi esatti ora sembra di essere a una svolta della pandemia. Ne stiamo uscendo per davvero?

«I dati ci dicono che è una fase nuova, con tutti gli indicatori in discesa: da più tempo i contagi, poi la pressione ospedaliera, sia sui reparti ordinari sia sulle Terapie intensive, quindi anche i decessi hanno iniziato a ridursi, secondo la sequenza vista nelle ondate precedenti. Con una premessa doverosa, dopo due anni: i dati ci informano su quello che sta accadendo, e sono utili se si offre una buona lettura che faccia anche analogie con quello che è successo, ma non ci danno assolute certezze sul futuro».

Ci apprestiamo a ulteriori allentamenti. Ci potranno essere contraccolpi nella discesa delle curve?

«Ora si può leggere un lieve rallentamento nella discesa, che però è fisiologico, ma lo scenario complessivo è assolutamente compatibile con una ripartenza, purché equilibrata e progressiva. Non dimentichiamoci che il virus c’è ancora e che stiamo uscendo dalla quarta ondata: vuol dire che dopo tre situazioni identiche a questa, è sempre arrivata un’ondata successiva. Ma tutto ci fa prevedere, con ragionevole fiducia, che i prossimi mesi saranno diversi e possiamo guardare avanti».

Da quali certezze ripartire?

«Rispetto al passato, ora abbiamo raggiunto una copertura immunitaria ormai pressoché “ubiquitaria”: abbiamo livelli altissimi di popolazione vaccinata, anche con tre dosi, e poi una quota significativa di persone guarite dall’infezione, e in alcuni guarite dopo infezioni da varianti diverse, alcuni vaccinati e poi anche guariti dall’infezione. Se mettiamo insieme le diverse platee, il virus non ha molto da mordere».

«I giovani e i bambini restano ancora i più colpiti, con i valori più alti di contagio al momento, e Omicron lo ha messo in luce. Per questo la vaccinazione resta importante anche tra i bambini. Occorre continuare in questa direzione, la Regione ha messo in campo uno sforzo importante».

Quanto dura la protezione ?

«L’immunità, sia quella naturale dovuta alla guarigione dalla malattia sia quella indotta dalla vaccinazione, tende a ridursi col passare dei mesi e lo abbiamo visto: questa è la cattiva notizia. Quella buona ce la insegna la storia delle malattie infettive e delle diverse epidemie: mano a mano che passa il tempo, anche l’agente infettivo perde in virulenza, in aggressività. Questo dovrebbe dare garanzie anche rispetto a nuove varianti».

Dove circola, oggi, il virus?

«I giovani e i bambini restano ancora i più colpiti, con i valori più alti di contagio al momento, e Omicron lo ha messo in luce. Per questo la vaccinazione resta importante anche tra i bambini. Occorre continuare in questa direzione, la Regione ha messo in campo uno sforzo importante».

È ancora possibile aumentare la platea dei vaccinati o siamo arrivati fisiologicamente alla «saturazione»?

«Dall’ 1 marzo si inizierà a somministrare anche il nuovo vaccino Novavax e potrà essere utile: non perché sia migliore dagli altri, ma perché essendo basato su una tecnologia diversa, più tradizionale rispetto a quelli a mRna, chissà che non convinca chi ancora è rimasto restìo o dubbioso».

Anche l’Unità di crisi di cui fa parte ora cambia forma, diventando una «cabina di regia», e si sposta di sede, passando da Areu – cioè dall’Agenzia di emergenza-urgenza – alla Direzione generale Welfare. Il segno che la fase più difficile è ormai superata?

«È un indicatore di come le cose siano nettamente migliorate. Vuol dire che l’attenzione resta alta ma che la fase emergenziale si è conclusa. La Lombardia ha fatto un lavoro serissimo, con professionisti eccezionali, e qui la campagna vaccinale ha mostrato i risultati migliori d’Europa. Con attenzione, ora si può guardare avanti».

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