Covid, 24 ore al V-Day: la situazione
I primi 100 vaccini a Bergamo e Alzano

È arrivato in Italia il vaccino anti Covid: nel giorno di Natale e con il paese in lockdown, con le strade deserte e ancora 19mila casi e 460 morti in 24 ore.

È arrivato in Italia il vaccino anti Covid: nel giorno di Natale e con il paese in lockdown, con le strade deserte e ancora 19mila casi e 460 morti in 24 ore. Le prime 9.750 dosi del farmaco della Pfizer BionTech sono entrate nel nostro Paese a bordo di un furgone nero a temperatura controllata che ha varcato il confine al Brennero, ieri alle 9.30. Scortato dai Carabinieri, il mezzo ha raggiunto Roma dove è rimasto sempre sotto sorveglianza in una caserma dell’Arma prima di raggiungere l’ospedale Spallanzani.

Per l’inizio della campagna vaccinale ci vorranno però ancora 24 ore: le dosi che saranno somministrate a Roma resteranno allo Spallanzani; tutte le altre transiteranno nell’hub dell’aeroporto militare di Pratica di Mare dove con 5 aerei, 60 veicoli e circa 250 militari saranno trasferiti nelle altre regioni in modo che il 27 mattina possa scattare il Vaccine Day in tutto il paese. In Lombardia le dosi (1.620) sono attese, tutte, all’ospedale Niguarda di Milano: la staffetta proseguirà poi su 11 automediche dell’Areu, che consegnerà nella Bergamasca – sia all’ospedale Papa Giovanni XXIII sia all’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano – i primissimi 100 vaccini. Prime iniezioni a favore di flash per medici, infermieri e operatori simbolo della lotta al Covid nel pomeriggio del 27.

Il piano

Ecco il piano messo a punto per il V-day, la giornata simbolica d’avvio della campagna vaccinale organizzata per domenica in tutta l’Unione Europea: giornata storica, che vuole celebrare il primo assaggio di rivincita contro un virus che ha messo in ginocchio Bergamo e il mondo. «Ci è sembrato giusto, anche dal punto di vista simbolico, organizzare l’avvio della vaccinazione in tutte le province lombarde e in aggiunta in alcuni luoghi simbolo, fra cui l’ospedale di Alzano Lombardo, quello di Codogno e il Pio Albergo Trivulzio», ha detto l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera.

Ma è un’organizzazione, quella messa a punto per il V-day, che durerà per un giorno solo: la prima fase vera e propria della campagna, quella che inizierà a gennaio e che nella nostra provincia consentirà di vaccinare 30.181 persone (di cui 5.777 anziani, e 24.404 operatori), prevede infatti una macchina ben diversa.

Macchina curata da Giacomo Lucchini, l’uomo dei vaccini in Lombardia. È lui a interfacciarsi con il commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri, lui a dover curare il maxi piano organizzativo che deve tener conto (anche) di una catena del freddo estremamente complessa. «Le prime consegne da parte di Pfizer sono previste dal 28 dicembre – dice Lucchini – e la partenza della campagna dovrebbe essere appunto fra il 28 dicembre e il 4 gennaio. Non escludiamo che il Governo chieda un avvio coordinato a livello nazionale proprio il 4 gennaio, ma siamo ancora in attesa di conferme. Quel che sappiamo è che prima dell’arrivo di ogni approvvigionamento, che dovrebbero avvenire con cadenza settimanale, ci verrà comunicata la data della consegna delle dosi successive, in modo da organizzare i richiami. Noi siamo pronti».

Gli hub

Pronti, ecco come. Diversamente da quanto succederà domenica per il V-day, Pfizer consegnerà le dosi direttamente agli hub, ovvero a quegli ospedali attrezzati con gli ultrafrigo indispensabili per stoccare il vaccino a -75 gradi. In Lombardia ce ne saranno in tutto 65, di cui cinque a Bergamo (Papa Giovanni XXIIII, Alzano, Treviglio, Seriate e Piario). Una volta arrivate le dosi, gli hub potranno iniziare a vaccinare tutto il loro personale, sanitario e non, insieme a medici di base, pediatri, rappresentanti dei servizi di emergenza urgenza e delle varie Croci: operazione che, secondo la Regione, occuperà circa tre settimane. Nella settimana successiva all’avvio della campagna negli hub – quindi, nella settimana numero due – le vaccinazioni si estenderanno alle cosiddette strutture «spoke», ovvero ai presidi sanitari sparsi sul territorio: anche in questo caso a vaccinarsi saranno tutti i dipendenti. Durante la terza settimana, invece, la campagna varcherà le porte delle Rsa, per somministrare l’antidoto a lavoratori e anziani.

Il trasporto

C’è però un anello della catena che deve essere ancora agganciato: ed è quello del trasporto fra gli hub e le strutture spoke. Come ci arriva il vaccino dall’ospedale Papa Giovanni a una qualsiasi Rsa di provincia? «Sono gli hub che devono organizzare il trasporto, presentandoci in maniera preventiva un piano che evidenzi eventuali necessità di mezzi o risorse – chiarisce Lucchini –. Dovessero servire, potremo mettere a disposizione per la consegna la Protezione civile o le varie Croci. Siamo in attesa che gli hub ci facciano avere i loro piani organizzativi, incluse richieste e fabbisogni». Un tema non da poco, quello del trasporto: soprattutto se si considera che va organizzato tenendo conto della catena del freddo, parecchio insidiosa per il farmaco di Pfizer (potrebbe esserlo meno per l’antidoto di Moderna, che l’Ema dovrebbe approvare il 6 gennaio). Se il vaccino dagli ultrafrigo degli hub viene trasportato ai presidi territoriali e alle Rsa nei contenitori termici forniti da Pfizer, può infatti resistere fino a 30 giorni. Ma se, invece, viene trasferito con comuni unità di refrigerazione (2-8 gradi), può resistere soltanto cinque giorni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA