Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 16 Aprile 2020
Coronavirus, un laboratorio di ricerca
Al Papa Giovanni idee e studi anti Covid
Un centro per raccogliere progetti di ricerca e idee chiamato Covid19_l@b per supportare medici e ricercatori nello sviluppo di studi e proposte per rispondere al bisogno dei pazienti compiti da Coronavirus.
A porre le basi dell’iniziativa é l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Il centro ha lo scopo, per esempio, di raccogliere e analizzare dati clinici e di laboratorio , si legge in una nota,per individuare «fattori prognostici e prevedere gli esiti cronici e facilitare l’introduzione in corsia di nuove terapie, attraverso l’avvio di sperimentazioni cliniche nazionali e internazionali».
Si tratta in pratica di «un incubatore per promuovere la ricerca» con lo scopo di trovare «nuove strategie contro l’infezione» e contemporaneamente migliorare percorsi di cura e modelli organizzativi per fronteggiare l’epidemia.
Uno degli ambiti del centro dell’attenzione dei ricercatori dell’ospedale sarà la «diagnostica molecolare che da un lato consente già l’identificazione diretta del virus e dall’altro il rilevamento degli anticorpi, «pilastro della sorveglianza sierologica».
In pratica un incubatore di progetti per promuovere la ricerca clinica orientata allo sviluppo e alla validazione scientifica di nuove strategie contro l’infezione da Covid-19 e contemporaneamente al miglioramento di percorsi di cura e modelli organizzativi per fronteggiare la crisi.
«Il problema maggiore che stiamo affrontando, sia da un punto di vista clinico che organizzativo, è l’assenza di dati ed esperienze forti rispetto alla patologia Covid-19 – ha commentato Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII -. Questa incertezza, data dal fatto che stiamo lottando contro un virus nuovo e ancora quasi sconosciuto rende più difficile fornire risposte ai numerosi quesiti clinici e gestionali su come meglio fronteggiare la pandemia. La nostra azienda ha sempre investito in innovazione e ricerca indipendente, perché queste sono le leve per perseguire la qualità e l’appropriatezza delle cure e perché siamo convinti che in un ospedale dove si fa ricerca avanzata, gli utenti ricevono cure migliori. Il momento attuale e l’incertezza di dati su cui basare scelte ragionate per fronteggiare l’infezione da coronavirus ci ha portato a pensare a un centro di coordinamento dove poter far incontrare domande e risposte, sfruttare a pieno i dati acquisiti in ambito sanitario e sviluppare collaborazioni di ricerca anche in ambito internazionale».
Uno degli ambiti al centro dell’attenzione dei ricercatori del Papa Giovanni sarà la diagnostica molecolare, che consente già da un lato l’identificazione diretta del virus e dall’altro il rilevamento di anticorpi anti-COVID-19, pilastro della sorveglianza sierologica. Ma i test diagnostici in vitro saranno fondamentali anche per valutare la gravità della malattia, per definire la prognosi, per i pazienti in follow-up, per guidare il trattamento e per il loro monitoraggio terapeutico. Ambiti nel quale ci si muove ancora senza punti di riferimento precisi, che invece è fondamentale identificare con urgenza e precisione per definire percorsi clinici efficaci senza disperdere risorse preziose.
Il progetto COVID_l@b è coordinato dal Clinical Trial Center (CTC) del Papa Giovanni XXIII, in collaborazione con la Fondazione per la Ricerca Ospedale di Bergamo (FROM) con cui condivide i progetti di ricerca strategici. Il progetto COVID19_l@b durerà 36 mesi e potrà essere rinnovato in base ai risultati raggiunti.
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