Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 12 Marzo 2020
Coronavirus, 2.136 casi a Bergamo
In un giorno + 321 contagiati - Mappa
Dalla Regione Lombardia il punto quotidiano sull’emergenza coronavirus.
Tutti gli aggiornamenti sull’emergenza coronavirus in Lombardia con l’assessore al Welfare Giulio Gallera nella consueta diretta pomeridiana. Gallera ha parlato del decreto approvato dal Governo: «Va nella direzione giusta - ha commentato - ma lo volevamo più rigido». Poi i numeri: i positivi in Lombardia sono 8.725, con una crescita di 1.445. I ricoverati sono 4.247, 395 in più. Crescono anche i dimessi, a quota 1.085, e i decessi salgono a 744, 127 in più. «I ricoverati in terapia intensiva sono 605, 45 in più di ieri - ha detto l’assessore - . Siamo riusciti ad aprire 120 posti di terapia intensiva in un giorno: eravamo a 947 ieri, siamo a 1067, e nei prossimi giorni ne apriremo altri». Nei prossimi giorni altri 16 posti di terapia intensiva saranno aperti all’Ospedale San Carlo di Milano e altri 20 al Papa Giovanni di Bergamo. «È un lavoro incredibile, noi non possiamo capitolare di fronte a questa emergenza» ha commentato l’assessore. Bergamo resta la provincia con il maggior numero di casi: 2.136, con un aumento di 321 contagiati.
«Medici e infermieri – ha aggiunto Gallera – stanno rispondendo alla nostra chiamata di darci una mano: dopo il decreto approvato martedì 650 persone del mondo sanitario vogliono essere assunte per combattere questa battaglia, di queste ne abbiamo già valutate oltre 100 e le abbiamo distribuite nelle strutture ospedaliere. Da domani avremo già 100 nuove figure nei presidi ospedalieri che vivono un momento delicato e proseguiremo alla valutazione delle altre 550 candidature pervenute per rimetterle subito negli ospedali».
In giornata era intervenuto anche il presidente Attilio Fontana, al termine della riunione quotidiana con i sindaci dei comuni capoluogo e i presidenti di Anci e Upl con i quali ha esaminato il testo del Decreto approvato dal Governo nella notte: «Si poteva fare di più – ha spiegato –. Dopo un’attenta valutazione del testo del DPCM, anche con i sindaci dei capoluoghi e con Anci, bisogna risolvere alcuni temi ancora irrisolti, a partire dalla sicurezza dei lavoratori impegnati nelle filiere produttive lasciate operative dal decreto. Ci sono degli ambiti che non sono stati presi in considerazione rispetto alle richieste che avevamo mandato a Roma».
© RIPRODUZIONE RISERVATA