Contratti a Bergamo, frode in Sardegna
Scoperta evasione per 10 milioni di euro

Trasformavano contratti fittizi in milioni di euro attraverso false fatturazioni che diventavano crediti d’imposta da incassare e che consentivano ad altre imprese la compensazione di debiti verso l’Erario.

Quella messa in piedi da una società immobiliare di Arzachena ha tutti i connotati di una delle più grosse frodi fiscali scoperte dalla Guardia di Finanza di Sassari. I militari del Nucleo Polizia Tributaria di Sassari, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Tempio Pausania, Domenico Fiordalisi, hanno scoperto che le tre aziende coinvolte avevano solo un rapporto cartolare. A rappresentare queste fabbrica di fatture false c’erano solo una sede fantasma, un prestanome e dei soggetti compiacenti. Una società di Arzachena avrebbe stipulato dei preliminari di compravendita di ville, con due società, su immobili di cui la stessa non aveva più la disponibilità giuridica. A fronte di preliminari di compravendita, regolarmente registrati all’Agenzia delle Entrate di Bergamo e Brescia, la società di Arzachena ha emesso fatture per operazioni inesistenti, che allo stato hanno permesso a due società lombarde (fittiziamente acquirenti) di portare la corrispondente imposta sul valore aggiunto (IVA) in detrazione, compensazione e a richiedere dei rimborsi non spettanti.

Se i finanzieri non si fossero accorti di quanto stava accadendo, i soggetti coinvolti si sarebbero intascati all’incirca 2 milioni di euro su un’evasione di 11 milioni di euro. Il giochino è finito prima. A seguito di circostanziata relazione, infatti, la Procura della Repubblica di Tempio Pausania emetteva appositi decreti di perquisizione ovvero di acquisizione documentazione nei confronti delle sedi delle società utilizzatrici delle F.O.I. (fatturazioni per operazioni inesistenti) nonché dello Studio tecnico commerciale sede della società che ha emesso le fatture. A capo del sodalizio criminale vi era un soggetto originario di Rovato (BS), amministratore di una società gallurese, esercente l’attività di valorizzazione e promozione immobiliare di beni di proprietà. Il meccanismo fraudolento, caratterizzato da una grave e pericolosa diffusione sul territorio, prevedeva la redazione di diversi contratti preliminari relativi alla piena proprietà di fabbricati, sebbene i citati preliminari non risultassero, a tutt’oggi, a rogito definitivo. Le società acquirenti, inoltre, non risultano avere le capacità finanziare per poter effettuare tali operazioni né aver presentato la dichiarazione dei redditi. Da ulteriori accertamenti, riscontri e incrocio dei dati acquisiti dalle banche dati dell’Anagrafe Tributaria sono stati individuati elementi gravi precisi e concordanti atti ad avvalorare l’ipotesi di reato.

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